mercoledì 28 novembre 2012

The Chigago plan revisited

A tutti i naviganti ancora incerti sulla necessità di una riforma monetaria che restituisca allo Stato la proprietà della moneta consigliamo la lettura di un testo recentissimo di due economisti americani del Fondo Monetario Internazionale, Jaromir Benes e Michael Kumhof, che in un articolo di circa 70 pagine intitolato "The Chicago Plan Revisited" affrontano i principali nodi della questione, dal punto di vista storico, economico, monetario e sociale. Il testo è disponibile in PDF su Google digitando "The Chicago Plan Revisited". 

Buona lettura!

domenica 18 novembre 2012

Una premessa indispensabile

E’ constatazione comune che oggi ci troviamo in un’epoca di crisi economica, sociale, politica e soprattutto finanziaria.
Siamo in crisi economica, perché gli stipendi, quando ci sono, sono ormai insufficienti a garantire stili di vita dignitosi, la disoccupazione cresce, le aziende chiudono.
Siamo in crisi sociale, perché i giovani non hanno più futuro, le famiglie non possono più permettersi figli, gli anziani devono sopravvivere con una misera pensione e la ricchezza, invece che distribuirsi equamente secondo i meriti e la capacità, si concentra sempre più nelle mani di una fascia molto esigua della popolazione, per lo più persone alla testa delle imprese bancarie e finanziarie.
Siamo in crisi politica perché i nostri rappresentati non sono in grado di offrire soluzioni pratiche e concrete in grado di rispondere ai bisogni reali della gente, non avendo avuto il coraggio, la forza e la capacità di opporsi allo strapotere della finanza, di cui sono diventati servizievoli camerieri, venendo meno al loro mandato di tutori del bene comune.
Siamo in crisi finanziaria, perché abbiamo lasciato che la proprietà della moneta all’atto dell’emissione cadesse interamente nelle mani del sistema bancario e che tutto il denaro venisse creato esclusivamente come debito di Stati e cittadini verso il sistema bancario stesso, generando quella artificiosa quanto perniciosa situazione di debito generalizzato di Stati, cittadini ed aziende verso il mondo bancario-finanziario.
Tuttò ciò genera un inevitabile e comprensibile clima di sfiducia e rassegnazione nell’opinione pubblica, anche perché all’orizzonte nessuna vera soluzione  viene proposta.
Il modello social-comunista è stato infatti ormai definitivamente superato dai fatti e dalla storia ed attira solo una minoranza estrema di nostalgici.
Il modello liberal-capitalista, com’era già avvenuto durante la crisi del 1928, viene da molti osservatori oggi messo sotto processo nei suoi presupposti fondamentali, poiché è proprio il tentativo di attuazione dei suoi principi che ha generato la crisi che ci troviamo ad affrontare.
Paradossale e grottesco è a questo proposito l’atteggiamento della maggior parte dei mass-media, che tentano di accreditare come possibili “salvatori della patria” quegli stessi “tecnici” che in realtà sono i principali responsabili della situazione attuale, in quanto sono le riforme, le norme, i trattati di natura economica e finanziaria che loro stessi hanno promosso che ci hanno trascinato in questa condizione.

Il Consiglio Direttivo del Movimento Distributista Italiano