martedì 20 ottobre 2015

VOTO DI SCAMBIO E PARTITOCRAZIA: LA SOLUZIONE DISTRIBUTISTA




Il voto di scambio in Italia, si sa, regna sovrano. Aldilà di ogni ipocrisia è opportuno chiedersi il perché di questo fenomeno dilagante. Ad una analisi più approfondita il voto di scambio risulta essere un segnale significativo: il segnale del fallimento totale non di questo o quel partito ma del sistema dei partiti o partitocrazia. Come distributisti non abbiamo nessun dubbio nell’affermare che il sistema dei partiti rappresenta lo strumento privilegiato di controllo e direzione di una minoranza che detiene la maggior parte delle risorse economiche e finanziarie sul resto della popolazione. Il gioco è piuttosto semplice: per essere eletti sono necessari dei finanziamenti per la campagna elettorale. I finanziamenti vengono per necessità da chi ne può disporre. Chi ne può disporre di fatto controlla qualunque persona che venga eletta. I Cinque Stelle ne sono l’esempio più eclatante. Casaleggio controlla il Movimento Cinque Stelle semplicemente per il fatto  che ne è stato e ne è il principale finanziatore: il partito è in questo senso è una sua creatura, una sua proprietà.  Questo sistema, il sistema dei partiti o partitocratico, è contrario alla vera democrazia. Il cittadino medio si sente impotente ed in effetti lo è. In questo contesto, il voto di scambio rappresenta il tentativo, disperato e perverso, di ampie fasce della popolazione di ovviare all’espropriazione totale del potere a cui sono soggette, l’unico modo di “contare” rispetto  alla vita socio-lavorativa concreta.: io ti do il voto e tu in cambio mi dai quello che mi interessa e così siamo tutti contenti. L’esempio più evidente è la Sicilia, in cui il voto di scambio ha rappresentato per decenni l’unica possibilità per migliaia e decine di migliaia di famiglie di avere un lavoro ed una vita accettabile dal punto di vista economico  ma non certo dal punto di vista della dignità personale.
Per risolvere il gravissimo problema del voto di scambio sono inutili, controproducenti ed ipocriti i richiami al valore morale dell’onestà. Coloro che conoscono, gestiscono e si ingrassano con il sistema perverso dei partiti, che autorità morale hanno per accusare coloro che, dal basso, si agganciano alla scialuppa di salvataggio del voto di scambio? Una vera onestà intellettuale impone infatti la presa di coscienza della situazione reale e quindi il superamento del sistema dei partiti ed il passaggio ad una forma di rappresentanza che consenta davvero alla gente in primis di avere un lavoro e poi di partecipare alle decisioni concrete della propria vita lavorativa. Si tratta cioè di creare sul territorio per ogni comparto lavorativo dei contenitori in cui il cittadino possa partecipare a deliberare decidere ed attuare tutte quelle scelte che riguardano la propria vita concreta professionale; si tratta di instaurare, in forma nuova ed adeguata ai tempi, il principio di rappresentanza corporativa, l’unico che possa consentire una vera democrazia e il superamento definitivo della plutocrazia attuale, cioè del dominio dei soldi su ogni altro valore. Si tratta di rimettere al centro dell’agire politico e sociale il lavoro e le competenze e non il conto in banca dei soliti finanziatori che perseguono i propri interessi, si tratta di liberare le capacità ed i talenti del singolo da ogni laccio o lacciolo che ne impediscono lo sviluppo, si tratta di creare le condizioni per l’aumento della ricchezza vera, quella che si basa sull’espressione delle capacità creatrici dell’uomo, si tratta di rimettere il denaro al servizio dell’economia e dell’uomo e non viceversa.
Ci appelliamo pertanto a tutti gli uomini di buona volontà: uscire dalla piaga del voto di scambio e da questa cronica crisi economico-sociale e politica che ne è il logico prodotto, si può e si deve.
Si può, perché il 90% degli italiani in cuor loro sono persone oneste e laboriose che chiedono solo di avere una vita normale. Si deve, perché non possiamo consegnare ai nostri figli un futuro simile al nostro presente.
Il Movimento Distributista Italiano (distributismomovimento.blogspot.com), rigettando il capitalismo ed il socialcomunismo e tutti i loro corollari, è in prima fila, con proposte concrete, ragionevoli e sensate che non pretendono di realizzare il paradiso in terra ma certamente di mettere fine prima possibile all’incubo surreale in cui viviamo.

martedì 13 ottobre 2015

MARINO E LA PARTITOCRAZIA: LA NECESSITA' DI UNA SVOLTA CORPORATIVA

MARINO E LA PARTITOCRAZIA: LA NECESSITA DI UNA SVOLTA CORPORATIVA

Marino si è dimesso, tra le polemiche e le invettive incrociate del PD, dell'opposizione e di Marino stesso. Sullo sfondo c'è mafia capitale, che ha disvelato, se ancora ce ne fosse bisogno, la rete di malaffare, corruzione, concussione, abuso d'ufficio che ha caratterizzato le amministrazioni capitoline di qualunque colore - rossa, nera e bianca - nel corso dei decenni. Ancora più sullo sfondo, i cittadini romani, esasperati e sempre più disillusi e sfiduciati, pervasi da un collettivo senso di impotenza e di rabbia,  consapevoli che il loro legittimo disagio non potrà altro che  incanalarsi  solo nel supportare l'ennesimo “deus ex machina” o salvatore della patria, che verrà proposto loro dalle segreterie di qualche partito.  Il gioco si ripete, inesorabile, da decenni. Non voglio qui entrare nel merito della questione Marino – incapace, inadatto od  eroe anti-casta, uomo onesto? - proprio perchè entrare nei dettagli significherebbe perdere il quadro di insieme ed accettare la vulgata generale proposta all'opinione pubblica per cui il problema sarebbe il singolo politico e non il sistema di rappresentanza parlamentare istituito dal sistema dei partiti.
La situazione amministrativa della capitale riassume bene quello che avviene fin nella più remota provincia italiana: tra cittadini e politici c'è un abisso, non più colmabile. I cittadini furbi cercano pertanto di avvicinarsi ai centri di potere e lucrarne quanti più vantaggi possibili, in tutti i modi percorribili, leciti e no; i cittadini onesti – la maggioranza – subiscono inerti od emigrano.

Il paradosso di questa situazione è che i politici ed i cittadini furbi sono la minoranza, mentre i cittadini onesti sono la maggioranza. Come è possibile che, in un regime democratico, la maggioranza soccomba alla minoranza? Non si dovrebbe piuttosto chiamare oligarchia un sistema del genere?
Una spiegazione di questo fenomeno apparentemente incongruo ci viene dal pensiero distributista, che già nel 1912, con il libro “Partitocrazia”  di Cecil Chesterton ed Hillaire Belloc, aveva colto l'essenza del problema e proposto una soluzione.
La questione è semplice: viviamo in un sistema caratterizzato da un'ipocrisia generalizzata in cui le parole hanno perso il loro valore comunicativo e sono diventate mero strumento di propaganda. Chesterton e Belloc, con uno sguardo profetico che è oggi di estrema attualità, ci fanno notare che il sistema partitico, lungi dal realizzare una democrazia partecipata, rappresenta lo strumento privilegiato dell'oligarchia finanziaria e plutocratica (= basata sul potere dei soldi) per imporre la propria agenda. Come funziona questo strumento? E' presto detto, anche perchè trattasi di un segreto di Pulcinella sotto gli occhi di tutti. I politici che contano, quelli destinati ad essere messi nei posti di potere, vengono accuratamente selezionati e cooptati all'intero di una cerchia ristretta di servitori degli interessi di questa oligarchia finanziaria e capitalista, detentrice del potere reale, indipendentemente dallo schieramento a cui appartengano. L'ipocrita apparenza democratica è così garantita, come è garantito che chiunque vinca non mancherà di essere fedele all'oligarchia imperante. Il cittadino si ritrova così nell'assoluta impossibilità di prendere parte alle decisioni circa le importanti questione concrete che lo riguardano, nel momento stesso in cui gli si dice che ha raggiunto la sua piena e massima emancipazione politica democratica: un messaggio schizofrenico ed in quanto tale paralizzante.
Il vero problema non è quindi la decadenza morale della classe politica - fatto comunque incontestabile - ma la protervia e l'arroganza dell'oligarchia finanziaria e capitalista che è riuscita con le armi della propaganda ad imporre un sistema in cui i cittadini sono stati desautorati di ogni potere reale, un sistema che ha come effetto collaterale quello di aver creato un classe di saprofiti sociali – amministratori pubblici e imprenditori senza scrupoli – che semplicemente tentano di approfittare delle bricioline finanziarie che cadono dal tavolo dei veri commensali.
Qual'è la soluzione proposta dal distributismo, a cui già si appellavano Chesterton e Belloc durante la grave crisi economico-sociale degli anni '30 del secolo scorso?
Ridistribuire il potere alla gente, creando della aggregazioni sociali per ciascuno comparto lavorativo, in cui i cittadini, in base alle rispettive competenze, possano partecipare alle decisioni più importanti che riguardano la propria vita socio-lavorativa (qualità dei prodotti e prestazioni fornite, onorari minimi e massimi, codici comportamentali, previdenza sociale e pensionistica, formazione professionale, regolazione della concorrenza): si tratta cioè di reintrodurre il principio corporativo, così avversato e demonizzato dalla propaganda dei mass-media, che anzi diffondono il mantra della liberalizzazione quale panacea di tutti i mali, mistificandone la vera natura: La liberalizzazione infatti costituisce il vero e proprio chiavistello del capitale apolide nazionale ed internazionale per imporre il proprio dominio sul lavoro. In questo senso capitale e lavoro, invece che combattersi, con l'esito scontato della vittoria del capitale sul lavoro, vanno riconciliati puntando alla loro riunione nelle singole persone in carne ed ossa, favorendo in tutti i modi possibili che chi lavora possa anche diventare proprietario dei mezzi di produzione.

In sintesi: passato Marino, non illudiamoci che dopo di lui giunga chi possa risolvere i problemi di Roma. Incominciamo a fare quello che possiamo, cioè a creare dal basso le corporazioni dell'edilizia, del trasporto, dell'educazione scolastica ed universitaria, del turismo, della sanità  e di tutti gli altri comparti lavorativi e lasciamo che le potenzialità costruttive e le energie dei romani, così come di tutti gli italiani, si possano esprimere e trasformare in decisioni, atti, provvedimenti, scelte in grado di creare le vere ricchezze, quelle che si basano sul lavoro e le capacità creative delle singole persone e non sulle speculazioni finanziarie di una casta di banchieri in grado di controllare con il denaro il teatrino della politica.

venerdì 9 ottobre 2015

TTIP. & U.S.A. : L'attacco economico all'Europa continua

Cosa si intende con la sigla TTIP? 
 Testualmente in inglese significa “Transatlantic Trade and Investment Partnership”.

E' un trattato transatlantico per il commercio e per gli investimenti, un accordo commerciale di “libero scambio” in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America, ma quando diciamo Stati Uniti d'America dobbiamo intendere necessariamente multinazionali e lobby di potere, cioè quelle che governano veramente anche gli U.S.A.

Il Parlamento Europeo l'8 Luglio ha votato a favore del trattato commerciale. Questo voto ora spiana la strada ai negoziati tra Bruxelles e Washington per creare un’area di libero scambio

Martin Schulz, presidente del parlamento europeo, ha proposto un testo che è stato sostenuto ed approvato con 436 voti a favore, 241 contrari e 30 astensioni, di questi, i conservatori, i liberali e i socialisti hanno votato per il si, mentre, verdi, estrema sinistra e estrema destra si sono opposti. E' dal 2013 che in molti paesi europei (Francia, Germania, Italia, Spagna, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca e paesi scandinavi) montano proteste per questo trattato che farà diventare sempre più l'Europa una colonia dei poteri economici e delle multinazionali soprattutto d'oltre oceano.

Per capire meglio come stanno le cose, vi consiglio di ascoltare il parere di un grosso premio nobel dell'economia nel 2001, Joseph Stiglitz, che ospite del Parlamento italiano, il 24 settembre 2014 parla molto negativamente del trattato transatlantico. Questo è il
link dove potrete visionare il suo intervento: https://www.youtube.com/watch?v=HsIO5YCuqmU

Vale la pena di riportarlo per intero perché le sue dichiarazioni sono molto pesanti e mirano ad aprirci gli occhi su cosa si sta preparando alle nostre spalle. Infatti non c'è stato nessun dibattito pubblico su questa questione per informare bene i popoli europei.



Penso che l'accordo di scambio che gli Stati Uniti stanno chiedendo all'Europa sia un pessimo accordo e fareste bene a non firmarlo. Non si tratta di un accordo di libero scambio. Lasciate che vi spieghi, vi racconto un aneddoto. Un paese dell'America Latina mi ha consultato , prima di firmare un accordo di libero scambio con gli USA. Gli ho detto che ci sono un paio di problemi, si può firmare un accordo di libero scambio con gli USA, ma un accordo di libero scambio consisterebbe in tre pagine:

-Noi eliminiamo le nostre tariffe doganali e voi le vostre

-Noi eliminiamo le nostre barriere tariffarie e voi le vostre

-Noi eliminiamo i nostri sussidi e voi i vostri

Gli USA non sono interessati ad un accordo di libero scambio, voglio che sia ben chiaro. Gli USA vogliono un patto di gestione del commercio, gestione per interessi particolari negli Stati Uniti e nemmeno negli interessi dei cittadini americani. Questa è una delle ragioni per cui l'USTR si è rifiutato di rilevare le trattative in corso anche ai membri del congresso. Vogliono che i nostri rappresentanti siano all'oscuro su cosa si sta negoziando, figuriamoci i normali cittadini! La questione è molto semplice, le tariffe sono già molto basse, quindi questo accordo di libero scambio non serve ad abbassarle. Cosa riguarda quindi? Riguarda cose come le norme ambientali, quelle sulla sicurezza , le norme sul mondo del lavoro. In questo accordo di gestione , che continuano a chiamare di libero scambio, anche se lo ripeto, non è di libero scambio. In questo accordo di gestione c'è un provvedimento, chiamato “Accordo per gli investimenti” che dovrebbe servire a difendere i diritti degli investitori. Quanti di voi pensano che non ci siano già leggi europee con questa funzione? E che quindi voi abbiate bisogno di ulteriori protezioni per investitori stranieri in Europa, protezioni che non date ai vostri cittadini? Ovviamente, se la vostra regolamentazione del diritto di proprietà avesse qualcosa che non funziona voi dovreste cambiarla, ma negli interessi dei vostri cittadini, non per gli investitori americani, ma è su questo che loro insistono!In realtà non riguarda la protezione degli investitori, è invece un modo per assicurarsi che loro possano scavalcare le norme ambientali, norme sanitarie e cose del genere. Vi faccio un esempio, non è uno scherzo, sta accadendo veramente. Philip Morris ha fatto causa all'Uruguay , perché l'Uruguay vuole proteggere i propri cittadini dalle sigarette tossiche e ha introdotto limitazioni alle pubblicità . Non vendere ai minori...ma Philip Morris ha risposto che quella era una restrizione del loro commercio, che hanno il diritto di vendere prodotti che uccidono la gente. L'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha lodato l'Uruguay con l'accordo che firmerete, o meglio, che gli USA vogliono che voi firmiate. Rinuncerete al diritto di proteggere i vostri cittadini...”



Anche in questo caso prendiamo atto che il vero potere risiede nelle plutocrazie che governano il mondo e che spadroneggiano su tutta la terra, grazie alla complicità della politica e dei poteri massonici che le sostengono. Anche se sembrano imbattibili, però il vero potere risiede in noi, infatti il turbo-capitalismo ha bisogno del nostro consenso per sostenersi. Ha bisogno “dell'Homo economicus” che consumi i prodotti che esso genera, quindi potremmo contribuire ad abbattere l'attuale potere consolidato, anche attraverso le nostre scelte quotidiane, come ad esempio quando andiamo fare la spesa boicottando tutti i loro prodotti.



                                                                                                                                         Cosimo Massaro
Fonte:
Articolo scritto da Cosimo Massaro per il giornale Vivavoceweb
http://www.vivavoceweb.com/2015/10/08/ttip-u-s-a-lattacco-economico-alleuropa-continua/#more-70616

Un papa distributista?

"La distribuzione di fatto del potere (politico, economico, militare, tecnologico, ecc.) tra una pluralità di soggetti e la creazione di un sistema giuridico di regolamentazione delle rivendicazioni e degli interessi, realizza la limitazione del potere." Con queste parole Papa Francesco ha ricordato all'Onu che non possono esistere pace, giustizia, diritto e nemmeno libertà personali, sovranità dei popoli o un mercato libero dai monopoli senza che si realizzi nei fatti quel movimento distributista (economico, politico ecc.) nato da Chesterton, Belloce Mc Nabb quale atttuazione della Dottrina Sociale della Chiesa. Ai giorni nostri il Distributismo insiste su alcuni punti chiave: la proprietà della moneta deve essere dei popoli e degli Stati, capitale e lavoro devono essere riuniti, chi lavora deve partecipare alle decisioni importanti della sua vita socio-lavorativa e la famiglia deve essere tutelata nella sua libertà educativa ed economico-sociale.
Matteo Maria Martinoli, Milano.