mercoledì 24 novembre 2021

@tutto G.A.S. verso Gilda dell’Alimentazione [Gemme Distributiste 5]

Le Gemme Distributiste sono una riflessione su alcuni eventi o fenomeni dell’attuale panorama economico, monetario, sociale e politico che contengono in se stessi germogli di elementi distributisti. https://youtu.be/d_GvkrhozwY Sicilia: cibo e poesua [Gemme Distributiste 6] https:/:///youtu.be/PS1VwKQ-F-0 L'insopprimibile slancio verso la libertà [Gemme Distributiste 4] https://youtu.be/JnusR60tYGw La piccola impresa famigliare, spina dorsale dell’economia italiana [Gemme Distributiste 3] https://youtu.be/9TwXO-FjswE alla ricerca della rappresentatività perduta [Gemme Distributiste 2] https://youtu.be/d62lM8RFekU I portuali di Trieste [Gemme Distributiste 1]

lunedì 8 novembre 2021

L'insopprimibile slancio verso la libertà [Gemme Distributiste 4]

Le Gemme Distributiste sono una riflessione su alcuni eventi o fenomeni dell’attuale panorama economico, monetario, sociale e politico che contengono in se stessi germogli di elementi distributisti. https://youtu.be/d_GvkrhozwY @tutto G.A.S. verso Gilda dell’Alimentazione [Gemme Distributiste 5] https:/:///youtu.be/PS1VwKQ-F-0 L'insopprimibile slancio verso la libertà [Gemme Distributiste 4] https://youtu.be/JnusR60tYGw La piccola impresa famigliare, spina dorsale dell’economia italiana [Gemme Distributiste 3] https://youtu.be/9TwXO-FjswE alla ricerca della rappresentatività perduta [Gemme Distributiste 2] https://youtu.be/d62lM8RFekU I portuali di Trieste [Gemme Distributiste 1]

lunedì 1 novembre 2021

La piccola impresa famigliare, spina dorsale dell’economia italiana [Gemme Distributiste 3]

Le Gemme Distributiste sono una riflessione su alcuni eventi o fenomeni dell’attuale panorama economico, monetario, sociale e politico che contengono in se stessi germogli di elementi distributisti. https://youtu.be/d_GvkrhozwY @tutto G.A.S. verso Gilda dell’Alimentazione [Gemme Distributiste 5] https:/:///youtu.be/PS1VwKQ-F-0 L'insopprimibile slancio verso la libertà [Gemme Distributiste 4] https://youtu.be/JnusR60tYGw La piccola impresa famigliare, spina dorsale dell’economia italiana [Gemme Distributiste 3] https://youtu.be/9TwXO-FjswE alla ricerca della rappresentatività perduta [Gemme Distributiste 2] https://youtu.be/d62lM8RFekU I portuali di Trieste [Gemme Distributiste 1]

lunedì 25 ottobre 2021

alla ricerca della rappresentatività perduta [Gemme Distributiste 2]

Le Gemme Distributiste sono una riflessione su alcuni eventi o fenomeni dell’attuale panorama economico, monetario, sociale e politico che contengono in se stessi germogli di elementi distributisti. https://youtu.be/d_GvkrhozwY @tutto G.A.S. verso Gilda dell’Alimentazione [Gemme Distributiste 5] https://youtu.be/PS1VwKQ-F-0 L'insopprimibile slancio verso la libertà [Gemme Distributiste 4] https://youtu.be/JnusR60tYGw La piccola impresa famigliare, spina dorsale dell’economia italiana [Gemme Distributiste 3] https://youtu.be/9TwXO-FjswE alla ricerca della rappresentatività perduta [Gemme Distributiste 2] https://youtu.be/d62lM8RFekU I portuali di Trieste [Gemme Distributiste 1]

lunedì 18 ottobre 2021

Prima puntata Gemme Distributiste I portuali di Trieste [Gemme Distributiste 1]

Le Gemme Distributiste sono una riflessione su alcuni eventi o fenomeni dell’attuale panorama economico, monetario, sociale e politico che contengono in se stessi germogli di elementi distributisti. https://youtu.be/d_GvkrhozwY @tutto G.A.S. verso Gilda dell’Alimentazione [Gemme Distributiste 5] https://youtu.be/PS1VwKQ-F-0 L'insopprimibile slancio verso la libertà [Gemme Distributiste 4] https://youtu.be/JnusR60tYGw La piccola impresa famigliare, spina dorsale dell’economia italiana [Gemme Distributiste 3] https://youtu.be/9TwXO-FjswE alla ricerca della rappresentatività perduta [Gemme Distributiste 2] https://youtu.be/d62lM8RFekU I portuali di Trieste [Gemme Distributiste 1]

sabato 2 ottobre 2021

Al nastro di partenza le gilde dell'Alimentazione e della Sanità

 Di fronte alla torsione totalitaria della gestione della cosa pubblica in Italia, giustificata dalla presunta necessità di far fronte alla pandemia di Covid 19, di fronte alla progressiva perdita di proprietà produttiva e di potere politico concreto da parte delle persone che lavorano, di fronte alla strutturale incapacità del sistema dei partiti di rappresentare efficacemente il corpo sociale, il Movimento Distributista Italiano ritiene che l'assoluta priorità politica oggi sia quella di ricostruire il tessuto organico della società attraverso l'aggregazione dei vari comparti socio-lavorativi in gilde o corporazioni di arti e mestieri, gli unici luoghi di reale partecipazione disponibili per la gente.

A tale scopo si è già dato vita all'organizzazione di due gilde, quella dell'Alimentazione e della Sanità, e si invitano pertanto tutti coloro che svolgono la loro funzione lavorativa prevalentemente in questi settori a contattarci attraverso l'email movimentodistributista@gmail.com per avviare al più presto una fattiva collaborazione e contribuire così a restituire spazi tangibili di libertà politica ed economica alla nostra nazione.

Locandina Corso sul Distributismo e la Gilda dell'Alimentazione

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Corso su Distributismo e GIlda dell'Alimentazione

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Puntata del 1 ottobre 2021 dell'Osservatore DIstributista, dedicata all'ipocrisia democratica della partitocrazia

https://www.facebook.com/100005128950974/videos/841287673231847/ 

martedì 25 maggio 2021

Presentazione nuovo libro

 Il volume “Distributismo. La via d’uscita allo Stato Servile” verrà presentato durante un incontro pubblico gratuito via Zoom giovedì 10 giugno 2021 alle ore 20.30. Chi volesse partecipare è pregare di inviare un email a movimentodistributista@gmail.com, facendone esplicita richiesta.

Pubblicato nuovo libro curato dal Movimento Distributista Italiano

 “Il Distributismo. La via d’uscita allo Stato Servile”


Sono felice di annunziare che la casa editrice Fede&Cultura ha recentemente pubblicato la traduzione di un breve ma significativo libro, inedito nella nostra lingua, del distributista Hilaire Belloc (1870-1953), scritto nel 1938, originalmente denominato “The Way Out” ed intitolato nella versione italiana “Distributismo. La Via d’Uscita dallo Stato Servile”. La pubblicazione è nata da un’iniziativa degli amici del Movimento Distributismo Italiano, di cui mi onoro di essere presidente. 

Che ci azzecca un libro scritto 83 anni fa, nell’Inghilterra di Chamberlain e Churchill, con l’Italia di Draghi, Salvini e Letta? Nulla, potrebbe pensare qualcuno! Ad uno sguardo più attento però ci si può facilmente accorgere che le cose non stanno così. “The Way Out”” fu infatti elaborato da Hillaire Belloc in un frangente della storia molto simile a quello attuale.

La grande crisi del 1929, soprattutto nelle nazioni permeate dal liberal-capitalismo, aveva aperto ferite sociali ed economiche che erano ben lungi dall’essere state rimarginate, proprio come succede oggi dopo la crisi sistemica del 2007. Nei paesi in cui la finanza internazionale svolgeva un ruolo centrale nella gestione degli affari e della politica, le diseguaglianze sociali si erano allargate e la ricchezza confluiva inesorabilmente nelle mani di un gruppo sempre più ristretto di persone, proprio come avviene ora. La maggioranza della popolazione, soggetta a gravi privazioni economico-sociali, ad una costante instabilità lavorativa, ai continui scandali del sistema partitocratico, aveva ormai perso ogni reale fiducia nel sistema di rappresentanza politica allora dominante, proprio come oggi è universalmente diffuso il malcontento verso le principali istituzioni che regolano la nostra esistenza.

Senza scomodare le teorie stoiche e poi nietzschiane dell’eterno ritorno, è indubbio che la situazione in cui lo storico, giornalista, scrittore e politico cattolico Hilaire Belloc scriveva, presentava certamente elementi di analogia con quella attuale ma la ragione che rende il suo libro quanto mai attuale non sta solo in questo ma anche e soprattutto nello sguardo, nella prospettiva che Belloc suggerì circa un secolo fa, una prospettiva che, cogliendo alcune dimensioni atemporali, o meglio sovra-temporali, del vivere civile,  è in grado di offrire paradigmi interpretativi utilissimi a comprendere quanto sta succedendo oggi e soprattutto di indicare una possibile via di uscita -da cui il titolo- all’impasse della crisi generalizzata in cui ci troviamo. 

 Le pagine di Belloc non rappresentano infatti tanto un’analisi specifica e omnicomprensiva del quadro sociale di allora, sforzo che avrebbe richiesto una mole di dati ben superiore a quelli contenuti in questo volume, ma un’agile e ben organizzata mappa in grado di orientare il viaggiatore/lettore nel territorio delle problematiche di quei tempi che, guarda caso, sono gli stessi di oggi. La mappa non è uno strumento che in sé può esaurire tutta la complessità e il dinamismo della realtà/ territorio ma è in grado invece di offrire un orientamento, di chiarire quali siano i punti cardinali in base a cui muoversi, la direzione da intraprendere alla luce dei principali elementi presenti.

Senza mappa si rischia di girare a vuoto, di prendere strade sbagliate che non portano a nulla, di non raggiungere la meta voluta. Così, sembra suggerire Belloc, senza una visione chiara ed unitaria di quello che è il senso e la direzione di marcia dei vari avvenimenti economici, politici e sociali si rischia di essere sommersi e sopraffatti dal mero resoconto dei fatti e da un eccesso di informazioni, senza più la capacità di coglierne il significato profondo.

Fortemente radicato nella tradizione del pensiero realista aristotelico-tomista e grande estimatore delle encicliche sociali Rerum Novarum (1891) e Quadragesimo Anno (1931) e del pensiero sociale cattolico in generale, Belloc, insieme a tutti gli autori distributisti suoi contemporanei, aveva infatti cercato di andare oltre le apparenze della fenomenologia del vivere sociale per coglierne invece le essenze che ne orientano gli scopi e le direzioni.

Nelle circa centossessanta pagine del suo libro, Belloc, con un linguaggio molto semplice ed immediato, ci dice che l’essenza del capitalismo e del social-comunismo, contrariamente alle apparenze, di fatto è la stessa e che essa coincide con la tendenza a concentrare potere politico e proprietà produttiva nelle mani di pochi, siano questi pochi gli esponenti di un’oligarchia economico-finanziaria, nel caso del capitalismo, o di una burocrazia statalista e partitocratica, nel caso del social-comunismo. L’opposizione capitalismo-socialcomunismo è quindi una falsa opposizione in quanto si tratta di due diverse modalità di manifestazione di una stessa realtà, due facce di una stessa medaglia che, dopo un periodo di falsa alternanza durata per decenni, sono destinate ad avviarsi verso una fase finale di sostanziale alleanza, costituendo lo Stato Servile. Belloc fu cioè in grado di prevedere, quasi un secolo fa, quello che sta succedendo oggi davanti  ai nostri occhi, cioè la convergenza tra grande capitale e grande Stato in un sistema in cui il cittadino medio viene sempre più spossessato di ogni potere politico reale e di ogni proprietà produttiva, per finire col tornare ad essere quel servo e quello schiavo che era stato durante i lunghi secoli del mondo pagano. Rimanendo in Italia, si chiariscono così eventi apparentemente inspiegabili quali la vicinanza del partito erede del PCI al mondo della finanza nazionale ed internazionale, il fatto che esponenti di spicco del PD – quali Prodi ed Enrico Letta –  partecipino a gruppi elitari come il Gruppo Bilderberg e collaborino con banche speculative internazionali quali Goldman Sachs, mentre sembra abbiano completamente abbandonato i progetti di riscatto del mondo del lavoro rispetto a quello del capitale, accettando come un bene supremo ed intangibile la prevalente separazione tra capitale e lavoro, tra lavoratori e proprietari. 

Nel suo libro Belloc descrive già allora le figure del piccolo agricoltore, dell’artigiano, del piccolo imprenditore e del piccolo negoziante come vere e proprie specie in via d’estinzione, da tutelare e difendere in nome della libertà economica e della prosperità generale, contro le tendenze monopoliste del grande capitale e del grande Stato.  Descrive le gilde o corporazioni di arti e mestieri come l’unica soluzione plausibile e realistica alla gestione del potere da parte di istituzioni fortemente ideologizzate e lontane dalla gente, quali i partiti, nella maggior parte dei casi legate a doppio filo con gli interessi dell’oligarchia economica. Descrive una moneta libero da debito ed interesse quale sensata alternativa al denaro-debito imposto dalla speculazione delle grandi banche, che con il loro potere di emissione e di credito di fatto controllano e gestiscono la maggioranza delle attività umane, politica, informazione ed educazione comprese.

Come non pensare a quanto sta avvenendo oggi, al grido disperato dei ristoratori e delle partite IVA, dei piccoli commercianti, dei liberi professionisti ed in generale dei lavoratori autonomi, che si sentono abbandonati dai partiti nelle mani di un mercato gestito dai pochi monopolisti delle grandi multinazionali, che risultano sempre e comunque tutelati e supportati dall’apparato legislativo statale. Si vuol far credere che l’estinzione della piccola proprietà sia il prodotto di una sorta di selezione naturale basata sulle ferree leggi naturali del mercato mentre in realtà si tratta del fatto che un’intera classe politica, cedendo alle pressioni dei signori del denaro, ha di fatto abbandonato ogni seria ed autentica progettualità, per ripetere pappagallescamente i mantra loro imposti dalle varie centrali di potere saldamente nelle mani dell’oligarchia finanziaria. Così, parità di genere, svolta digitale e rivoluzione verde sono assurti a priorità incontestabili, prendendo il posto di principi basilari quali giustizia ed equità.

Quegli esponenti di partito che sporadicamente si battono per tutelare i residui interessi dei piccoli proprietari ingaggiano in realtà una battaglia già persa in partenza, all’insegna per lo più della conquista del consenso elettorale a breve termine ma priva di una chiara visione politica d’insieme in grado di condurre un’opposizione serrata, coerente e ferma all’avanzata dello Stato Servile. Così i partiti scendono in piazza insieme ai ristoratori ma poi non fanno nulla per ridare dignità politica ai ristoratori stessi, organizzandoli in gilde o corporazioni e consentendogli di recuperare la capacità e la libertà di gestire e regolare al massimo grado, attraverso un’ampia partecipazione dal basso basata anche sulle competenze, il loro ambito socio-lavorativo. Politicanti di vario colore si schierano accanto ai piccoli agricoltori della piana di Vittoria ma poi rimangono indifferenti di fronte alla legislazione nazionale ed europea che favorisce la grande distribuzione e le grandi multinazionali alimentari contro gli interessi delle aziende a conduzione famigliare. Mentre si cerca di tutelare il posto dei lavoratori delle grandi industrie, non si fa nulla per salvaguardarli strutturalmente dall’arbitrio del capitale speculativo, favorendone il passaggio da lavoratori a lavoratori-proprietari, ma si osanna inesorabilmente come salvatore della patria il grande capitale, estero o italiano che sia, in una sterile coazione a ripetere che non ha alcuna realistica via d’uscita. Gli esempi di questo tipo potrebbero essere infiniti.

Come non pensare all’attualità del concetto di capitalismo assistenziale, che per Belloc costituisce una delle forme più evolute, perfide e sotterranee di Stato Servile, quando si assiste un po’ da tutti i podi dei vari partiti al richiamo insistente e ripetuto alla necessità dell’intervento massiccio statale in tutte le sfere della vita sociale, famiglia inclusa. Quello che Belloc contesta non è certo l’attuazione del principio di solidarietà ma la tendenza a trasformare ogni attore sociale, in un modo o nell’altro, in un dipendente statale, dove la parola “dipendente” dice già tutto sulla perdita di quello che per Belloc stesso rimane uno dei massimi valori: la libertà, una libertà intesa non gnosticamente come liberazione da tutti i vincoli ma come pieno compimento della propria verità di uomini e donne. Al capitalismo assistenziale, che lascia inalterato lo squilibrio dei rapporti di forza tra capitale e lavoro e poi concede un’elemosina di sopravvivenza alla maggior parte della popolazione, Belloc oppone così la solidarietà concreta delle gilde o corporazioni di arti e mestieri, vicine ai territori e gestite dalla gente, in grado di venire incontro capillarmente ai bisogni reali dei singoli individui.

Belloc dipinge poi nel suo libro una serie di pennellate che ci avvicinano alla concretezza della vita socio-lavorativo, pennellate che richiamano ad una prospettiva basata su pochi ed elementari principi, i principi distributisti di equità e giustizia sociale. Tali principi non rimangono sterili rimandi ad un mondo astratto di valori – secondo una certa logica che purtroppo ha permeato numerosi ambienti cattolici – ma si incarnano concretamente intorno a pochi paradigmi in grado di orientare fattivamente l’azione, quali appunto l’unità tra capitale e lavoro e la massima possibile diffusione della proprietà produttiva, la restituzione di poteri politici reali ai lavoratori attraverso le gilde o corporazioni di arti e mestieri, l’abolizione del denaro-debito bancario e l’introduzione di una moneta libera da debito ed interesse.

La proposta di Belloc in fondo è semplicemente quella di prendere sul serio la realtà che ci circonda e cogliere in profondità l’ordine intrinseco e finalistico che da essa traspare, riscoprendo così, grazie alla retta ragione, che il mondo in cui viviamo può tornare ad essere un kosmos, un tutto ordinato intorno a sani principi, piuttosto che quella giungla della selezione naturale così ben descritta da Darwin. Quest’ultimo infatti, nella metà del XIX secolo, uscito dagli ambienti visceralmente anticattolici della Royal Society londinese, traspose più o meno consapevolmente in chiave naturalistica quella filosofia della legge del più forte che si era già imposta da secoli sul piano socio-economico e politico con il capitalismo e che mancava ancora di ogni forma di riconosciuta autorevolezza. 

Non è un caso quindi che il fondatore del distributismo e grande amico di Belloc, G.K.Chesterton, fu definito, in alternativa a questa deviazione della ragione, il profeta del senso comune.

“Il Distributismo. La Via di Uscita dallo Stato Servile” rappresenta quindi un antidoto quanto mai necessario ai mali del mondo moderno, in grado di risvegliare le coscienze sopite dei nostri contemporanei a quei valori di sempre che da molto tempo sembrano eclissati ma che non aspettano altro che di essere riscoperti per riplasmare ancora la vita delle nostre comunità.



domenica 14 febbraio 2021

IV CORSO DI DISTRIBUTISMO ONLINE

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IV CORSO ONLINE SUL DISTRIBUTISMO


Siamo lieti di annunciare che il Movimento Distributista Italiano intende organizzare il IV Corso interattivo via Zoom sul Distributismo, aperto a quanti fossero interessati a conoscere ed approfondire i contenuti e le modalita’ applicative del pensiero distributista di G.K.Chesterton, H.Belloc e padre McNabb.

Il corso avrà luogo a partire da venerdì 19 febbraio 2021 alle 20.30, con collegamento via Zoom alle ore 20.20, per 6 venerdì ogni due settimane, festività escluse.

Il corso è costituito da 6 sessioni di 90 minuti ciascuna, con ampio spazio lasciato all’interazione con i partecipanti, così  articolate:


- Introduzione al distributismo – Dr M.Mazzariol, presidente Mov.Distributista (19 febbraio 2021)


- incontro su “La centralita’ economico-sociale della famiglia naturale” – Dr.ssa E.Arpaia, vice-presidente Mov.Distributista (5 marzo 2021)


- incontro su “L’unione tra capitale e lavoro oltre liberal-capitalismo, social-comunismo e tutti i loro derivati (Keynesismo incluso)” –   Dr P. Calo’, socio Mov.Distributista (19  marzo 2021)


- incontro su “Le gilde o corporazioni di arti e mestieri come unica strada verso una vera democrazia partecipata, oltre la palude della partitocrazia” – Dr M. Martinoli, membro del Com.direttivo del Mov.Distributista (9 aprile 2021)


- incontro su “Un denaro privo di interesse e di debito bancario ed una finanza al servizio del bene comune” – Matteo Mazzariol, presidente Mov.Distributista (23 aprile 2021)


- Discussione finale e progetti futuri – tutti e quattro i relatori (7 maggio 2021)


Il corso è riservato a massimo 10 persone e si richiede gentilmente un contributo spese di minimo 20 euro. I partecipanti riceveranno via email materiale esplicativo ed una bibliografia inerente al corso ed al termine chi vuole potrà fare richiesta di iscrizione al Movimento Distributista Italiano. Nel caso il Comitato Direttivo desse parere favorire all’iscrizione, la quota versata verrà considerata come quota associativa per l’anno solare 2021.

Verranno accettate le prime 10 domande, mentre le altre verranno inserite in una lista d’attesa per successivi corsi.

Per iscriversi è necessario inviare un email a movimentodistributista@gmail.com, facendone esplicita richiesta ed indicando nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, username Skype, professione svolta ed una breve descrizione della motivazione al corso. Il versamento è da effettuare sull’iban. IT77C0503417000000000001225 del Movimento Distributista Italiano, inserendo nella causale nome e cognome e la dicitura “contributo spese II Corso Mov. Distributista”. Verranno accettate le prime 10 iscrizioni.


Il Comitato Direttivo del Movimento Distributista Italiano


Per ulteriori informazioni visionare il sito distributismomovimento.blogspot.com

venerdì 5 febbraio 2021

Comunicato riguardo l’incarico a Mario Draghi

 Comunicato stampa Movimento Distributista Italiano


A seguito dell'avvenuto incarico, in data 2 febbraio 2021, di formare un governo a Mario Draghi da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Movimento Distributista Italiano esprime tutto il suo rincrescimento per questo evento, che ritiene estremamente controproducente per il bene comune del paese, in quanto Mario Draghi risulta essere un esponente di spicco di quella classe di banchieri che nei decenni precedenti ha sempre piu' imposto il dominio del denaro-debito bancario, sotto forma di Euro, sull'economia reale, perpetuando il debito di Stati, imprese e cittadini verso il sistema bancario stesso.

Mario Draghi, che ha avuto un ruolo attivo negli anni '90 nella svendita al grande business internazionale del patrimonio industriale pubblico italiano ed importanti incarichi con la banca mondiale speculativa Goldman Sachs, inoltre non risulta essere stato eletto da nessuno ed il fatto che assurga ad una delle massime cariche dello Stato, dopo Carlo Azeglio Ciampi e Mario Monti, quale esponente del cartello bancario rappresenta un grave vulnus al processo democratico, gia' seriamente compromesso dalla struttura stessa della partitocrazia.


Il Comitato Direttivo del Movimento Distributista Italiano

martedì 19 gennaio 2021

 Puntata del 15 gennaio 2021 dell'Osservatore Distributista (tutte le puntate precedenti sono disponibili sul nostro profilo facebook)




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