E’ constatazione comune che oggi ci troviamo in un’epoca di crisi economica, sociale, politica e soprattutto finanziaria.
Siamo in crisi economica, perché gli stipendi, quando ci sono, sono ormai
insufficienti a garantire stili di vita dignitosi, la disoccupazione cresce, le
aziende chiudono.
Siamo in crisi sociale, perché i giovani non hanno più futuro, le famiglie
non possono più permettersi figli, gli anziani devono sopravvivere con una
misera pensione e la ricchezza, invece che distribuirsi equamente secondo i
meriti e la capacità, si concentra sempre più nelle mani di una fascia molto
esigua della popolazione, per lo più persone alla testa delle imprese bancarie
e finanziarie.
Siamo in crisi politica perché i nostri rappresentati non sono in grado di
offrire soluzioni pratiche e concrete in grado di rispondere ai bisogni reali
della gente, non avendo avuto il coraggio, la forza e la capacità di opporsi
allo strapotere della finanza, di cui sono diventati servizievoli camerieri,
venendo meno al loro mandato di tutori del bene comune.
Siamo in crisi finanziaria, perché abbiamo lasciato che la proprietà della
moneta all’atto dell’emissione cadesse interamente nelle mani del sistema
bancario e che tutto il denaro venisse creato esclusivamente come debito di
Stati e cittadini verso il sistema bancario stesso, generando quella
artificiosa quanto perniciosa situazione di debito generalizzato di Stati,
cittadini ed aziende verso il mondo bancario-finanziario.
Tuttò ciò genera un inevitabile e
comprensibile clima di sfiducia e rassegnazione nell’opinione pubblica, anche
perché all’orizzonte nessuna vera soluzione viene proposta.
Il modello social-comunista è
stato infatti ormai definitivamente superato dai fatti e dalla storia ed attira
solo una minoranza estrema di nostalgici.
Il modello liberal-capitalista,
com’era già avvenuto durante la crisi del 1928, viene da molti osservatori oggi
messo sotto processo nei suoi presupposti fondamentali, poiché è proprio il
tentativo di attuazione dei suoi principi che ha generato la crisi che ci
troviamo ad affrontare.
Paradossale e grottesco è a
questo proposito l’atteggiamento della maggior parte dei mass-media, che
tentano di accreditare come possibili “salvatori della patria” quegli stessi
“tecnici” che in realtà sono i principali responsabili della situazione
attuale, in quanto sono le riforme, le norme, i trattati di natura economica e
finanziaria che loro stessi hanno promosso che ci hanno trascinato in questa
condizione.
Il Consiglio Direttivo del Movimento Distributista Italiano
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