COMUNICATO STAMPA
Quale presidente del Movimento Distributista Italiano sono
lieto di comunicare l’avvenuta pubblicazione del volume “Distributismo. Una Politica Economica di Equità e Giustizia” di J. Médaille. Il libro, di cui ho
curato la traduzione in collaborazione con alcuni soci e con la casa editrice
Lindau, non poteva uscire in un momento più opportuno.
Lo situazione appare infatti
quanto mai desolante, principalmente per la compresenza di due fattori:
la gravità dei problemi
economico-sociali che attanagliano gli individui e le famiglie e l’incapacità
dei politici non solo di risolvere
in tempi brevi questa situazione ma anche di indicare almeno una strada
concreta, ragionevole, plausibile e percorribile per rimettere le cose a posto.
Si brancola nel buio, abbandonato
completamente il timone della ragione, appigliandosi freneticamente ad
affermazioni ammantate di valore pseudoscientifico ma in realtà destituite di
ogni solido fondamento: “dobbiamo puntare sulla ripresa dei mercati”, “dobbiamo
ridurre il debito”, “dobbiamo fare la spending review”, “dobbiamo rimanere
dentro i parametri fissati dalla Comunità Europea”. Si tratta di parole d’ordine impartite da una minoranza di
burocrati, finanzieri ed economisti assoldati dalla finanza, che hanno ormai
conquistato l’universo semantico di chi si occupa della cosa pubblica e non
lasciano più spazio a ragionamenti sensati per comprendere davvero quali siano
le cause profonde di questa crisi, i mezzi per risolverla e gli antidoti per
non ricaderci.
Il merito del libro del Prof.
Médaille è innanzitutto quello di proporre un metodo, il metodo della
ragionevolezza, dove per ragionevolezza si intende la capacità innata
nell’essere umano di applicare la ragione alla realtà che lo circonda.
Se tutti i cittadini utilizzassero
tale loro capacità scoprirebbero da soli ciò che il Prof. Médaille denuncia in
questo libro:
-
L’esistenza di un sistema monetario in cui il
denaro viene creato dal nulla -
“fiat money” - solo ed esclusivamente come debito di Stati e cittadini verso il
sistema bancario, generando in maniera ineluttabile la spirale generalizzata di
debito che vediamo sotto i nostri occhi
o, in altri termini, creando il predominio totale della finanza
sull’economia reale.
-
L’esistenza di un’ingravescente sperequazione
nella distribuzione dei beni e della proprietà, con l’1% della popolazione che
diventa sempre più ricca ed il 99% che diventa sempre più povera, a causa della
nefasta separazione tra capitale e lavoro, vero e proprio dogma capitalista,
per cui il sistema legislativo-fiscale vigente penalizza invece di favorire il
ricongiungimento tra questi due fattori, impedendo una distribuzione equa e
funzionale delle risorse.
-
La sottrazione, ai danni del cittadino, di ogni
spazio realmente partecipativo in cui poter prendere le decisioni importanti
legate al lavoro ed alla vita quotidiana (formazione, qualità della produzione,
onorari minimi e massimi, tassazione, previdenza). Ciò ha portato alla
progressiva disumanizzazione del lavoro stesso e alla sua pressoché totale
subordinazione alle forze cieche del “libero mercato”, cioè alla legge del più
forte.
Di fronte a
tutto ciò, il Prof. Médaille non propone certamente facili ricette ma propone,
appunto, il Distributismo, i cui
presupposti di fondo sono stati enunciati dai suoi fondatori, G.K.Chesterton e
H.Belloc, due uomini di cultura e politici inglesi, nei primi decenni del XX
secolo.
In sintesi, i principi del Distributismo sono i seguenti:
- Il denaro è uno
strumento al servizio dell’uomo e dell’economia. In un sistema monetario, quale
quello attuale, in cui il denaro ha valore intrinseco pari a zero, la sua
proprietà al momento dell’emissione spetta alla comunità ed alle istituzione
pubbliche che la rappresentano e non ad enti bancari estranei allo Stato, come
avviene oggi.
-
Equità ed efficienza economica coincidono, cioè
la proprietà, per essere gestita al meglio, e quindi fruttare di più, deve
essere il più possibile distribuita: un solo uomo che è padrone di 100 ettari
sarà in grado di curare quella terra molto meno di 100 uomini proprietari
ciascuno di 1 ettaro. La distribuzione della proprietà è un processo naturale
in una società che tende all’unione tra capitale e lavoro nella singola
persona, mentre la separazione tra capitale e lavoro è foriera di sperequazione
sociale e quindi alla lunga di insostenibilità e scarsa prosperità del
sistema-paese, come possiamo constatare.
Considerando il
capitalismo per definizione l’ideologia che propugna la divisione tra capitale
e lavoro, il Distributismo si definisce
decisamente anticapitalista.
Considerando
invece il social-comunismo l’ideologia che propugna l’eliminazione della
proprietà privata e la concentrazione di ogni potere nelle mani dello Stato, il
Distributismo si definisce
decisamente anti-comunista.
In generale il Distributismo prende le distanze da
ogni ideologia che voglia imporre il suo modello sulla realtà invece che creare
le condizioni ideali per il suo sviluppo naturale.
-
Chi prende parte alla vita lavorativa deve poter
partecipare alle decisioni che riguardano tutti gli aspetti più importanti del
proprio settore di attività. In questo modo la competenza e l’esperienza dei
singoli potrà essere valorizzata ed essere messa al servizio della comunità .
L’autorità centrale dovrà solo vigilare circa il rispetto dei principi del bene
comune.
-
La famiglia è la cellula vivente che consente al
corpo sociale di prendere forma ed articolarsi nelle sue mille varietà. Essa va
pertanto particolarmente tutelata, se si vuole mirare alla prosperità
economico-sociale.
Su queste basi risulta evidente
che il Distributismo propone
certamente un programma rivoluzionario, non perché insegua un utopico paradiso
terrestre o sia animato da un mero impulso destabilizzatore, ma perché
umilmente richiama i contemporanei, come detto all’inizio, a quei principi
universali di ragionevolezza che sembrano essersi smarriti e su cui solo si
possono fondare le basi di una società che si definisca umana: il Distributismo è pertanto rivoluzionario
così come si può definire rivoluzionario oggi l’utilizzo della retta ragione in
riferimento al bene comune.
L’augurio quindi è che questo
libro possa contribuire ad iniettare semi di speranza nel dibattito
politico-culturale attuale, superando gli sterili steccati ideologici vecchi e
nuovi e favorendo una rinnovata coesione dei popoli.
Dr Matteo Mazzariol
Presidente Movimento Distributista Italiano (MODIT)
Bergamo, 22 Novembre 2013
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