l mondo cattolico in Italia è ancora forte e ben presente, radicato a livello culturale e sociale.
Qual'è stato e qual'è però il suo ruolo in politica, a partire dagli
anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale fino da oggi?
Questa domanda si può porre anche in maniera diversa: qual'è stato e
qual'è il rapporto tra mondo cattolico e capitalismo, visto che il
capitalismo è oggi il modello economico-sociale dominante?
Su
questi temi gli storici, i sociologi, gli economisti hanno scritto fiumi
di inchiostro e altri ne ne scriveranno ma è importante che la
questione venga affrontata anche dalll'opinione pubblica.
I dati
storici in nostro possesso parlano chiaro: i laici cattolici impegnati
in politica – quelli che sono riusciti ad avere importanti
responsabilità istituzionali - a partire dal 1945 sono stati del tutto
incapaci di proporre un modello sostenibile economico-sociale
alternativo al capitalismo. Ritrovandosi in un contesto politico
dominato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, gli esponenti politici
cattolici, a partire da De Gasperi e da tutta la nomenclatura
democristiana, hanno pensato bene di fare buon viso a cattivo gioco:
hanno accettato supinamente il modello di sviluppo imposto dai vincitori
del secondo conflitto mondiale, come avevano sostanzialmente accettato
il modello dei precedenti “padroni” (ricordiamoci quanto si diceva in
tutte le parrocchie: “Mussolini uomo della provvidenza”) cercando di
“inverarlo” dall'interno con aggiunte e correzioni di ispirazione
cattolica.
Solo la storia potrà svelare se tale cedimento sia stato
dovuto ad una necessità imposta dalle circostanze od ad una presa di
posizione “ideologica” ed autonoma indipendente da esse od un misto di
questi due fattori.
Fatto sta che purtroppo tra capitalismo e laici
cattolici si è consumato un abbraccio mortale e l'agonia del capitalismo
ha così trascinato con sé tutta quella classe dirigente cattolica che
si era crogiolata in tale abbraccio.
Lo Stato capitalista attuale
non è in grado di rispondere ai bisogni reali della gente e quindi la
disaffezione nei suoi confronti cresce in maniera proporzionale a tale
presa di coscienza. L'aumento vertiginoso dell'astensionismo elettorale
ne è il segnale più evidente.
I laici cattolici che continueranno
sulla strada dell'abbraccio al capitalismo ne subiranno quindi la stessa
sorte: verrano sempre più emarginati dall'agire politico e condannati
ad un destino di sulbalternità od al massimo continueranno a fare a
quello che hanno sempre fatto, più o meno consapevolmente: i camerieri
dei banchieri.
Chesterton e Belloc, agli inizia del secolo, fecero
un'altra scelta: da cattolici impegnati nel sociale abbracciarono con
entusiasmo la verità e l'aderenza al reale, valori peraltro non
confessionali, e non i potenti di turno. Si schierarono risolutamente, e
senza se e senza ma, contro l'establishment dominante, quello
liberal-capitalista, non sulla base di un'ideologia ma del rispetto
della ragionevolezze e del senso comune, rispetto ai quali non scesero
mai ad alcun compromesso. Così fondarono il distributismo, che,
aprendosi a tutti gli uomini di buona volontà, si oppose con pacata
risolutezza al capitalismo ed al social-comunismo. proponendo una
società a misura d'uomo basata sull'unione tra capitale e lavoro e
sull'attuazione di una vera democrazia basata sul principio corporativo.
Ora la proposta profetica di Chesterton e Belloc ha di fronte
l'orizzonte del futuro, sapendo intercettare il cuore della gente e
ponendosi come risposta praticabile ai gravi problemi attuali, mentre i
laici cattolici che hanno abbracciato il capitalismo sono destinati alla
polvere della storia. Ci ricordiamoci noi oggi forse di quelle migliaia
di laici cattolici che, ammaliati dal luccichio del tempo presente,
abbracciarono con entusiasmo il fascismo?
Il Movimento Distributista Italiano nasce a Bergamo il 13 novembre 2012 da un gruppo di cittadini sinceramente interessati a rimettere il senso comune, l'adesione al reale e l'uso della retta ragione al centro dell'agire politico, al di là di ogni ideologia e nell'interesse del bene comune. Il Movimento Distributista Italiano affonda le sue radici nel pensiero di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) e Hilaire Belloc (1870-1953).
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