Se facessimo un sondaggio ai 60 milioni
di italiani che popolano la nostra penisola circa il loro livello di
gradimento dell'attuale politica, la risposta sarebbe probabilmente
una pressochè assoluta bocciatura. “Le cose” non vanno bene,
solo un cieco potrebbe sostenere il contrario.
Tuttavia questo stato di malessere non
riesce a sfociare in niente di costruttivo: quale strada
intraprendere nessuno lo sa.
Possiamo dividere molto sinteticamente
la popolazione in due categorie: il 98% dei cittadini, occupato nelle
faccende normali della vita (lavoro o ricerca di un lavoro, famiglia,
tempo libero) ed il rimanente 2%, che, per passione ed interesse,
oltre che occuparsi del proprio sacrosanto “orticello”, dedica
una parte delle energie residue al bene comune. Tra questi ovviamente
vi dovrebbero essere i politici, eletti dalla gente. Peccato però
che questi “politici” costituiscono proprio quella classe di
persone verso cui i cittadini, come dicevamo all'inizio, non hanno
più alcuna fiducia.
Bisogna quindi prendere atto che tutti
noi stiamo vivendo una di quelle situazioni impossibili e paradossali
che la psichiatria riconosce come uno dei principali fattori causali
di disagio mentale: da una parte di rendiamo conto che la politica
non funziona, dall'altra ci viene detto che viviamo nel migliore
sistema politico possibile. Questo condizione schizofrenogenica
produce poi il malessere e la depressione sociale che abbiamo di
fronte agli occhi.
Alcuni però cercano di sfuggire a
questa condizione perversa, facendo appello al proprio bagaglio
culturale, informandosi su internet, e dandosi da fare, nel loro
piccolo, sul territorio, ad aggregare persone come loro critiche
dell'attuale “sistema”. Sono così nate negli ultimi 10 anni una
miriade di micro-associazioni, praticamente in ogni area del
territorio nazionale, che si occupano in maniera selettiva di temi
percepiti come importanti: la moneta e la finanza, l'agricoltura e
l'alimentazione, la salute ed il benessere, la costituzione ed i
referendum, l'immigrazione e gli squilibri geopolitici mondiali. Un
enorme fermento di idee e proposte, tutte accumunate dall'essere
“contro” il sistema attuale, dall'essere “piccoli” e locali
tentativi di soluzione e dall'essere portate avanti da persone
volonterose e disinteressate, animate da un sincero interesse per il
bene comune.
Possiamo quindi affermare senza tema di
smentita che la maggioranza assoluta della popolazione, sia di
cittadini “normali” sia di cittadini attivamente impegnati per la
cosa pubblica, desiderano fermamente un cambiamento radicale e
sarebbero pronti ad appoggiarlo. Il loro malessere è sacrosanto e
nasce dal mancato soddisfacimento di alcuni bisogni fondamentali: il
bisogno di vivere in una famiglia che sia in grado di
auto-sostentarsi, il bisogno di poter esercitare un lavoro sicuro che
dia delle soddisfazioni personali e che sia in grado di mantenere
dignitosamente se stesso ed i propri familiari, il bisogno di essere
supportato in caso di malattie od infortuni, il bisogno di
partecipare alle decisioni importanti che riguardano la realtà
concreta del proprio ambito socio-lavorativo, il bisogno di vivere in
un contesto in cui le regole condivise siano rispettate da tutti.
Perchè allora tale cambiamento non
avviene?
Perchè manca ancora un'idea trainante,
sufficientemente chiara e convincente, in grado di guidare la
maggioranza silenziosa, di far superare lo sterile individualismo, di
far convergere gli sforzi originali ed autentici dei tanti verso un
obiettivo comune.
Eppure questa idea esiste, è
profondamente radicata nel cuore degli uomini di buona volontà e
pertanto non ha un copyright, è di tutti e non è proprietà
esclusiva di nessuno. Questa idea esiste ed ha un nome: si chiama
distributismo.
Il distributismo in sintesi rappresenta
l'applicazione pura e semplice della ragionevolezza e del senso
comune all'ambito socio-economico-politico. In base ai principi di
equità e giustizia sociale, sostiene che sia buono e giusto che la
proprietà privata ed il potere in generale vadano il più possibile
diffusi all'interno del corpo sociale, invece che concentratati nelle
mani di pochi, siano questi pochi l'elite economica del sistema
capitalista od i buorocrati di partito del sistema social-comunista.
Il distributismo è una visione quindi nettamente e risolutamente
alternativa al social-comunismo ed al liberal-capitalismo, una
visione in grado di orientare le scelte e le decisioni in ogni
settore della vita pubblica. Nello specifico sostiene che, per
realizzare concretamente un'equa distribuzione dal basso di proprietà
e potere, è necessario agire secondo quattro direttive principali:
- orientare l'economia e la politica al benessere ed all'auto-sostentamento reale della famiglia.
- lavoro e capitale devono essere, là dove possibile, uniti: chi lavora deve essere messo nelle condizioni di diventare proprietario dei mezzi di produzione
- i lavoratori devono riappropriarsi del potere di partecipare alla decisione di tutte le questioni importanti della propria sfera socio-lavorativa (qualità dei prodotti/servizi forniti, remunerazioni minime e massime, codici di comportamento, assistenza pensionistica e previdenziale e quant'altro). I cittadini vanno quindi aggregati sul territorio secondo i vari comparti lavorativi, in associazioni di rappresentanza caratterizzate da meccanismi di partecipazione basati sulle competenze e la democrazia.
- Il denaro deve tornare ad essere uno strumento al servizio del bene comune. La proprietà della moneta al momento dell'emissione non potrà pertanto più appartenere al sistema bancario privato, come succede oggi, ma dovrà essere conferita ai cittadini od allo Stato.
Quindi: centralità della famiglia,
superamento della divisione tra capitale e lavoro, superamento del
sistema partitocratico con redistribuzione dei poteri ai comparti
lavorativi, democratizzazione della finanza e della moneta.
Se questi punti fossero posti come
l'orizzonte di riferimento di ogni riforma, di ogni cambiamento
legislativo, a livello locale o nazionale, le cose potrebbero
cambiare davvero e, lungi dal realizzare il paradiso in terra, i sani
e naturali desideri di fondo del popolo italiano potrebbero comunque
incominciare ad essere soddisfatti.
Purtroppo tutti i vari movimenti e
partiti che in questa fase si pongono come “alternativi” mancano
della sufficienza chiarezza progettuale e di proposta. Il
distributismo è sotteso in qualche modo a molti aspetti delle loro
iniziative ma mai compiutamente definito della sua interezza: è
inutile continuare a ripetere di voler favorire le piccole e medie
aziende contro le multinazionali se non si fanno leggi che in qualche
modo penalizzino il grande capitale rispetto alla piccola iniziativa
famigliare; è inutile fare queste leggi, se poi non si favorisce
l'autonomia economica delle famiglie; è inutile dare il reddito di
cittadinanza, se la moneta continua ad essere, nel momento
dell'emissione, di proprietà del sistema bancario privato; è
inutile ed ipocrita schierarsi contro gli abusi dei partiti, se poi
si ignora che il sistema partitico rappresenta lo strumento
privilegiato attraverso cui la plutocrazia (cioè il potere dei
ricchi) controlla e manovra a piacimento l'attività legislativa,
lasciando le famiglie e le persone prive di ogni potere reale; è'
inutile ed ipocrita parlare di democrazia, se poi non si propone un
sistema realistico e concreto in grado di attuarla. Movimento 5
Stelle, la Lega, Fratelli d'Italia, Sel ed altre formazioni di
sinistra stanno cercando di intercettare il malcontento della gente
ma in realtà navigano a vista, incapaci di proporre una visione
organica e percorribile davvero alternativa.
Non c'è altra via per uscire dalla
palude paralizzante in cui l'abbandono del senso comune e della
ragionevolezza ci ha condotto: mettere da parte definitivamente
social-comunismo e liberal-capitalismo ed aggregare le masse intorno
ad un idea in contatto con il reale: il distributismo, che ha un
orizzonte universale e non certo nazionalista, è l'unica strada per
dare concretezza alle nostre speranze.
Per informazioni
distributismomovimento.blogspot.com o
movimentodistributista@gmail.com
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