Esistono invece due sistemi economici, il capitalismo ed il social-comunismo, che si fondano sulla pretesa contro-natura, e quindi assurda, di eliminare la dimensione morale della scelta dall'agire economico.
Il capitalismo, al pari del social-comunismo, nega infatti che ogni azione che l'uomo compie in ambito economico possa essere buona o cattiva per sè, per la propria famiglia, per gli altri cittadini, imponendo, paradossalmente, una propria morale, quella dell'utile. Così, nello stabilire il prezzo di beni e servizi o le caratteristiche di un contratto di lavoro, le persone che vi si impegnano, seguendo il capitalismo, non saranno più orientate all'individuazione di prezzi e contratti giusti ma ciascuno al raggiungimento del proprio massimo profitto. Grazie al liberalismo - presupposto fondamentale del capitalismo- , che appunto ci vuole liberare dall'ingombrante presenza della morale in economia, il parametro ultimo in base al quale verranno fissati prezzi e contratti sarà quello basato sulla forza e sull'anonimità del numero. Non solo: la liberazione dalla morale ha portato al via libera di pratiche economiche, quali per esempio il denaro-debito, che attraverso l'inganno sistematico operato dal sistema bancario nei confronti della popoIazione, ha sottomesso totalmente il lavoro alla finanza, i cittadini ai banchieri. Si tratta di una vera e propria usura, cioè della creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario ai danni del resto del corpo sociale . Il tutto, paradossalmente e diabolicamente - se è vero che il diavolo è il padre della menzogna - attraverso l'introduzione di una falsa morale, quella per cui il rispetto delle norme contrattuali diventa criterio morale assoluto, indipendentemente dal fatto che questi contratti siano stati stilati in assenza e quindi in opposizione ad ogni basilare principio di morale sociale, di cui si vuole negare l'esistenza e la validità. Per esempio, se i salari vengono fissati solo in relazione alle forze di mercato, è chiaro che il padrone si troverà sempre in una posizione di vantaggio rispetto al lavoratore che rischierà la fame se non dovesse accettare l'offerta. Il risultato del capitalismo - cioè dell'abbandono di una morale in ambito economico e di un'autorità in grado di farla rispettare -è stato inevitabile: la concentrazione di beni e risorse nelle mani di pochi, i più furbi, i più avidi, i più scaltri, non certo i più competenti od intraprendenti.
- Di fronte a questo scenario il distributismo si appella a tutti gli uomini di buona volontà, indipendentemente dalla loro appartenenza ideologica o confessionale: non possiamo continuare ad assistere indifferenti a questo vero e proprio massacro degli innocenti che il capitalismo ed i suoi sostenitori compiono sotto i nostri occhi. È quanto mai impellente oggi una vera e propria rivolta morale che rimetta i basilari principi della giustizia e dell'equità al centro della vite economico-sociale, mettendo definitivamente da parte il mostro ideologico del capitalismo e tutti i suoi nefasti derivati (cronica instabilità economica, impoverimento dei cittadini e degli Stati, predominio della finanza sul lavoro) ed aprendo la strada ad un ordine economico-sociale più prospero, naturale ed umano, che si chiama distributismo.
- Questa rivolta morale non può essere né di destra né di sinistra né di centro ma deve essere ferma e risoluta perchè dal suo successo dipenderà il futuro della nostra libertà, quella vera, e quindi della nostra civiltà.
- Per informazioni distributismomovimento.blogspot.com
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