Chiunque abbia occhi per vedere non può
non constatare quanto sta avvenendo:
progressiva dissoluzione della
famiglia con crescita esponenziale della conflittualità e
dell'isolamento sociale, progressiva perdita di potere dell'individuo
rispetto alla sua vita economico-sociale, progressiva perdita della
sovranità nazionale a favore di poteri sovranazionali di prevalente
natura economico-finanziaria. Una tendenza inesorabile, continua,
costante nei confronti della quale l'uomo comune non può provare che
una cosa sola: un'istintiva ripugnanza ed un senso vago ed indefinito
di nausea e malessere, che trovano espressione nella crescita
inarrestabile dell'astensione elettorale.
Il paradosso è che una tale condizione
si verifichi in concomitanza con quello che viene universalmente
definito dai mass-media come il miglior sistema politico esistente,
quello della democrazia rappresentativa parlamentare basata sul
sistema dei partiti.
Il risultato è la diffusione di un
vissuto generalizzato di paralisi e di impotenza che congela ed
imbriglia tutte le energie sane della nazione, un meccanismo
psicotico collettivo con cui si vorrebbe fare convivere la peggiore
delle situazioni possibili con la migliore, in un tipico doppio
messaggio insostenibile caratteristico del funzionamento mentale
schizofrenico.
Come si può superare questa impasse?
In un solo modo: facendo chiarezza, ricontattando il reale e
liberandoci dai lacci e dai fumi dell'ideologia.
Alcuni semplici punti dovrebbero
risultare evidenti per tutti:
- questa situazione non è frutto del caso ma logica conseguenza dell'alleanza di due modelli che, lungi dall'essere opposti, sono due facce della stessa medaglia, il capitalismo ed il social-comunismo. Ciò che accumuna questi due sistemi è infatti considerare che sia buono e giusto che il potere e la proprietà siano concentrati in poche mani, l'oligarchia finanziario-economica nel caso del capitalismo, l'apparato burocratico statale nel caso del social-comunismo.
- il sistema partitico non è una vera democrazia ma lo strumento privilegiato usato dal sistema capitalista per controllare l'attività legislativa. L'esempio più eclatante è costituito dagli Stati Uniti, in cui viene dato per scontato, come se fosse una cosa normale, che le grandi banche mondiali, finanziando sistematicamente la campagna elettorale di entrambi i candidati presidenti, si assicurino l'appoggio incondizionato di entrambi.
- la politica oggi non conta nulla ed è stata ridotta al ruolo di cameriere dell'oligarchia economico-finanziaria imperante.
Che fare dunque? Semplicissimo:
marciare con determinazione in direzione opposta, supportati dalle
armi del senso comune e della ragionevolezza e puntare a:
- il rifiuto netto e deciso del capitalismo e del social-comunismo per aprirsi ad un modello che contempli l'equa distribuzione del potere e della proprietà produttiva secondo un principio di equità (distributismo)
- il rifiuto netto e deciso del sistema partitico, per aprirsi ad un modello basato sul ritorno dei poteri reali ai vari comparti lavorativi, aggregati liberamente sul territorio secondo criteri partecipativi basati sulle competenze (principio corporativo).
- Il rifiuto netto e deciso del dominio della finanza sulla politica, abolendo il sistema del denaro-debito bancario e sostituendolo con una moneta che nasca di proprietà dei cittadini o dello Stato.
Utopistico? Irrealistico? Impossibile?
Assolutamente no! Si può e di deve fare, considerando che la forza
per dare attuazione a tale programma sta nella singola presa di
coscienza da parte di tutti noi. Si tratterebbe solamente di una sano
ritorno al reale, di un'uscita dalla follia collettiva chiamata
capitalismo e social-comunismo, non certo per costruire un paradiso
in terra ma per dare vita ad una società in cui l'uomo possa essere
messo nelle condizioni di sviluppare al massimo le sue pur limitate
capacità, una società che si possa definire veramente civile.
Il Movimento Distibutista Italiano
(distributismomovimento.blogspot.com) si è incamminato su questa
strada, che è la strada di tutti gli uomini di buona volontà.
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