La parola
liberazione ha da sempre affascinato l’umanità, fin dall’albore delle civiltà.
Tutta la
storia umana si può sintetizzare nello sforzo appassionato delle varie culture
di avvicinarsi il più possibile alla vera libertà, percepita nelle sue due
principali dimensioni, inestricabilmente collegate, quella interiore e quella
esteriore.
Si può anzi
sostenere che il metro della validità o meno di una civiltà può essere considerato
il grado di libertà che essa è in grado di sviluppare nella sua popolazione.
Così la
cultura greco-romana propose la libertà dal vizio e la realizzazione delle virtù
per la liberazione interiore dell’uomo ed un’integrazione di varie forme
politiche - la democrazia, l’oligarchia e la monarchia - per quella politica.
Il
cattolicesimo, che segui al crollo dell’impero romano, riprese questa
eredità. Alla virtù aggiunse la santità,
dal punto di vista della liberazione interiore, e mantenne democrazia, oligarchia
e monarchia come le tre principali forme politiche in grado, integrandosi
armoniosamente, di favorire e sostenere la libertà degli individui. Il mondo
moderno invece, in opposizione al pensiero precedente, propose un modello del
tutto nuovo di libertà: non più libertà di – per esempio di raggiungere la
virtù o la santità - ma libertà da – cioè l’abbattimento di ogni vincolo alla
libertà del singolo, intendendo quindi
il singolo stesso come punto di riferimento ultimo, soggettivo, di ogni
giudizio di valore. Si tratta in sintesi del superuomo nietzschiano che,
abbandonato ogni riferimento Altro, dichiara morta ogni divinità e si fa esso
stesso dio. Così la libertà diventa dal punto di vista interiore la demolizione
di ogni limite e dal punto di vista politico la possibilità dell’individuo di
esprimere il suo parere singolo attraverso il voto. Il raggruppamento contrattuale
delle singole volontà, scisso da ogni riferimento ad un orizzonte valoriale
condiviso , diventa, qualunque esso sia, una volta raggiunta la maggioranza, il
sistema che va imposto alla società ed a cui tutti si devono sottomettere.
È evidente
che il mondo in cui viviamo non è più il mondo della cultura greco-romana, né
quello del cattolicesimo ma quello della post-modernità, in cui anche le poche
ultime certezze che la modernità non aveva del tutto abbandonate, sono state
sostituite dal relativismo e dal soggettivismo più assoluto, proseguendo sulla
traccia del superomismo di Nietzsche.
Che ne
è però della nostra libertà? Dal punto di vista interiore all’individuo è stato
tolto ogni punto di riferimento per
gestire il proprio mondo interno e relazionale, e ciò ha prodotto confusione,
isolamento, angoscia, frammentazione sociale, solitudine. Dal punto di vista
politico, la cancellazione di ogni riferimento valoriale oggettivo condiviso e
la sostituzione dell’idea di verità con quella di opinione, ha portato alla
totale supremazia del fattore quantitativo su quello qualitativo, al predominio
del numero sui valori, della forza sull’intelligenza. Il vasto potere che oggi
la finanza ha conquistato su ogni sfera dell’agire umano non è altro che la
conseguenza logica di questo processo. Una volta abbandonato, come retaggio
obsoleto di epoche passate, il concetto universale di giustizia sociale, una
volta sfibrata la coscienza morale dei cittadini con la negazione di ogni
ordine morale oggettivo, tutto è possibile ai signori della finanza, che non
trovano ormai alcuna resistenza ad imporre la loro legge, quella dei soldi. In
questo modo si è andata creando una vera e propria dittatura finanziaria, che
stabilisce leggi ed ordinamenti comprando letteralmente i legislatori; detta le
linee programmatiche ai politici; indirizza ed orienta i costumi morali verso
una sempre maggiore rilassatezza, che obnubila la capacità critica dei cittadini
e li rende schiavi delle loro passioni, favorendo sempre e comunque una vita
sessuale ordinata prevalentemente al soddisfacimento del piacere individuale; stabilisce
gli stili di vita attraverso un condizionamento mentale pervasivo operato dai
mass-media, che per lo più possiede; controlla totalmente l’economia attraverso
il monopolio assoluto dell’emissione monetaria, indebitando in maniera
esponenziale Stati e cittadini; concentra proprietà e potere sempre più nelle mani
di pochi, impoverendo le società e le istituzioni pubbliche. Dopo aver prodotto
capitalismo e social-comunismo, la grande finanza ora li vuole alleati nella
realizzazione di quel grande Stato Servile, preconizzato da Hilaire Belloc nel
1913, verso cui ci stiamo sempre più progressivamente dirigendo. E’ questo il
progresso di cui oggi si parla tanto!
Il lato
perverso di quesa dittatura finanziaria – d’altronde simile a quello di ogni
dittatura – è che ci vuole convincere che viviamo nel migliore dei mondi possibili,
dove la libertà ha trovato il suo finale e definitivo compimento. Ci vuole fare
festeggiare questo 25 aprile come un rito, in cui ormai nessuno più crede, per celebrare
la vittoria contro il male assoluto, seppellendo la verità della storia sotto
un mare di propaganda.
Non ci
rimane altro che rimanere fedeli alla vera libertà, quella che percepiamo
distintamente nel profondo dei nostri cuori e che si spinge a combattere
tenacemente questo apparato perverso basato sul denaro, nella speranza che si potrà celebrare presto
la vera festa della vera liberazione, quella dalla dittatura finanziaria che
oggi condanna alla schiavitù le nostre vite.
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