Oggigiorno sembra che lo scontro principale sulla scena
politica sia quello tra sovranismo e globalismo. Certamente in ciò c’è qualcosa
di vero ma il discorso rischia di essere un po' riduttivo.
Per sovranismo si intende infatti la tendenza a non cedere
ulteriori poteri ad entità sovra-nazionali ed a riconvogliare tali poteri entro
una dimensione nazionale.
In questo senso il sovranismo rappresenterebbe una mera
reazione di resistenza ad un fenomeno in corso ed un desiderio di tornare al
modus vivendi precedente.
Il modus vivendi precedente però non si qualificava affatto
per una condizione di reale sovranità popolare ma per il dominio a livello
nazionale di quelle elitè economio-finanziarie che adesso vorrebbero dominare a
livello sovra-nazionale.
L’esempio più eclatante è quello delle banche: c’è poca
differenza tra una banca centrale italiana che stampa denaro come debito di
Stati e cittadini ed una Banca Centrale Europea che attua lo stesso meccanismo
da Bruxelles. In ambedue in casi la proprietà del denaro al momento dell’emissione
rimane in mano ai banchieri e non ai cittadini od agli Stati, i quali banchieri
rimangono sempre e comunque in grado di condizionare ogni aspetto della vita della
comunità, politica in primis.
Ancora: se una nazione rimane “sovrana” ma al suo interno
non si attua una politica che punti alla massima possibile diffusione della proprietà
produttiva e si avvantaggiano come al solito le grandi multinazionali ed il
grande business speculativo, fa poca differenza se il potere reale sia in mano
a dei burocrati europei od a dei burocrati autoctoni.
Ciò che va in primo luogo capito è che se si vuole parlare
di sovranità popolare non si può prescindere da quattro fattori:
la centralità economico-sociale della famiglia tradizionale,
la proprietà popolare della moneta al momento dell’emissione, la massima
possibile diffusione della proprietà produttiva e la restituzione dei poteri
reali alla gente attraverso le gilde o corporazioni di arti e mestieri. Sono
questi i quattro punti che costituiscono il cardine del pensiero distributista,
decisamente alternativo a capitalismo e social-comunismo.
Paradossalmente, se l’Unione Europea cambiasse politica ed
attuasse rigorosamente e in maniera coerente questi quattro punti, cioè attuasse una politica distributista, potrebbe
contribuire all’aumento della sovranità popolare meglio che un governo
nazionale ad orientamento capitalista o social-comunista.
Attenzione quindi ai termini: distributismo si, sempre e
comunque, sovranismo si, ma solo a certe
condizioni.
Per informazioni ed adesioni
distributismomovimento.blogspot.com
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