Non so se vi ricordate il vecchio
mito della caverna di Platone: secondo tale racconto gli uomini vivrebbero
incatenati in una caverna, costretti a vedere le ombre degli oggetti reali
proiettati sul fondo della caverna stessa e scambiando per realtà tali ombre,
impossibilitati a volgere lo sguardo in direzione opposta, cioè verso il sole e
la verità.
Ecco, dopo aver letto un interessantissimo
e documentatissimo quanto chiaro articolo apparso ieri sul giornale irlandese
Sunday Indipedent, a firma di Paul Sommerville (https://www.independent.ie/business/world/the-markets-will-bite-back-against-ecb-dinosaurs-36972008.html),
il mio pensiero è corso immediatamente a tale reminiscenza degli studi
umanistici, capace, con una sola immagine, di rendere bene lo stato attuale
delle cose.
Il giornalista irlandese infatti,
dalla sua posizione di osservatore esterno delle vicende italiane, snocciola
una serie di dati e di numeri che consentono di avere un quadro molto chiaro di
quello che sta succedendo.
Sommerville incomincia con l’esprimere
una certa preoccupazione per la stabilità finanziaria della Germania, dicendo
che la Deutsche Bank naviga in acque piuttosto precarie. Tale banca detiene
infatti nella sua pancia ben 50.000 miliardi di euro in derivati – una cifra 21
volte superiore al debito pubblico italiano! - acquistati nel tentativo di
realizzare facili profitti speculativi ma rivelatisi adesso un fattore di
enorme vulnerabilità. Questo spiega perché alla fine del 2016 sembrò
addirittura che la Deutsche Bank fosse sull’orlo del fallimento, fallimento
evitato solo grazie ad una serie di operazioni di ricapitalizzazione sui
mercati.
Il giornalista continua con l’osservare
che la maggior parte del debito pubblico italiano è posseduto non certo dalle
famiglie del bel paese ed europee ma dalle grandi banche e dalle grandi
istituzioni finanziarie, soprattutto tedesche e francesi: il 20% è posseduto
dalla Banca Centrale Europea, il 35% da “investitori finanziari stranieri” e il
41% da istituzioni finanziarie italiane. La sua preoccupazione aumenta quando
riferisce che anche il settore finanziario irlandese, soprattutto fondi
pensione, possiede quantità non indifferenti del debito pubblico italiano.
Summerville quindi si sofferma
sul ruolo della BCE in questo delicato momento. Riporta che il suo ruolo è stato quello di creare denaro “out of thin air”,
cioè “dal nulla”, con cui comprare, tra le altre cose, titoli del debito
italiano in modo da evitare il fallimento del nostro Stato. Questo in sostanza
è il famoso “Quantitative Easing”, non altro. La cifra che Draghi ha finora creato
dal nulla è di circa 4500 miliardi di euro, cioè circa il 40% dell’intero PIL
europeo! Il fallimento dello Stato italiano, abbiamo visto, è considerato una
terribile evenienza non tanto per le eventuali e tutte discutibili conseguenze
negative su noi cittadini ma perché creerebbe un crollo dell’intero precario
sistema finanziario europeo, descritto al momento con l’aggettivo “zombified”, “zombificato”.
L’articolista cita poi i due
principali partiti italiani – Lega e 5Stelle – ed il ruolo che hanno in questo frangente:
di fronte al fallimento totale della politica economica europea queste due
forze – secondo Sommerville – non hanno fatto altro che raccogliere il
comprensibile disagio della popolazione. Ora andranno a premere in Europa per
chiedere un alt alla politica di austerity e se dovessero ricevere un no è
probabile che inneschino una crisi del sistema finanziario europeo così come lo
conosciamo. Per questo oggi tutti gli occhi sono puntati sul nostro paese.
Ricapitoliamo quindi:
parallelamente all’economia reale – noi persone normali che ci alziamo ogni
giorno per andare al lavoro, chi ce l’ha, e contribuire con la produzione di
beni e servizi al bene comune – esiste un altro mondo, del tutto virtuale ed
invisibile, quello del denaro e della finanza, che si trova in una condizione
di estrema precarietà e fragilità. Tale mondo è controllato da pochi attori,
coloro che hanno il monopolio totale dell’emissione monetaria, cioè banche
centrali e, soprattutto, banche commerciali. Ricordiamo infatti che solo il 3%
del denaro esistente viene creato dalle banche centrali mentre il rimanente 97%
viene creato appunto dalle banche commerciali tramite il meccanismo della
riserva frazionaria. Questo spiega perché la maggior parte di quei 4500 miliardi
di euro creati dal nulla da Draghi sono finiti a tasso praticamente zero nella
pancia delle banche, che li hanno utilizzati per stabilizzare i loro bilanci,
dissennati dopo anni di speculazione fallimentare, e ricominciare ad indebitare
la gente a tassi compresi tra il 3% ed il 12%.
Da questo scenario oggettivo
emerge che i bilanci degli Stati sono appesi ad un filo tenuto nelle mani dei
grandi banchieri, i quali non rispondono a nessuno, tanto meno ai cittadini, e potrebbero,
con una digitazione di computer, come hanno già fatto, vendere od acquistare i
titoli pubblici dei vari Stati, determinandone la rovina o l’ascesa.
Tale sistema decisamente perverso
non si è creato dal nulla. Impossibile qui esporne in maniera esauriente la storia,
menzionerò solo due tappe principali:
1) 27
luglio 1694: creazione della Banca d’Inghilterra. Banchieri privati,
imprestando al re Guglielmo d’Orange 1 milione di sterline in oro, ottengono il
privilegio di far diventare la moneta cartacea da loro prodotta moneta a corso
legale. Da allora la sterlina diventò un debito dello Stato inglese e dei
cittadini verso il sistema bancario privato e lo Stato inglese non riuscì più a
liberarsi dal debito pubblico.
2) 23
dicembre 1913: dopo secoli di lotte con il potere politico, il sistema bancario
riesce a creare negli Stati Uniti la Federal Reserve, una banca posseduta da
privati con il monopolio dell’emissione monetaria, sul modello della Banca d’Inghilterra
Alcune riflessioni si impongono
di fronte a questo scenario:
- quale
potere effettivo ha la politica oggi di incidere in maniera libera ed autonoma
sulle nostre vite, se ogni decisione importante viene assunta in totale autonomia
dai banchieri?
- Perché
i nostri politici non affrontano direttamente questo tema centrale e
sostanziale, che ha enormi ripercussioni dirette sulle nostre vite ed impedisce
lo sviluppo di un’economia prospera e stabile, generando anche l’incredibile
disparità sociale che abbiano sotto i nostri occhi?
- Perché
i nostri valenti giornalisti più in vista – penso ai vari Enrico Mentana, Corrado
Formigli, Lilly Gruber, Bruno Vespa, Bianca Berlinguer, Giovanni Floris, Lucia
Annunziata solo per citarne alcuni – non utilizzano i mezzi a loro disposizione
per informare gli italiani su questa realtà, facendo dei servizi che spieghino
nel dettaglio quanto sta accadendo e soprattutto il semplice meccanismo sotteso
a tutto il mondo finanziario, cioè il denaro-debito?
Come distributisti, una risposta
parziale a queste domande l’abbiamo: perché il ceto dirigente italiano ed
europeo oggi è succube rispetto al potere dei banchieri e viene anzi
attentamente selezionato all’interno di Think Thank, associazioni
apparentemente filantropiche finanziate e organizzate da quegli stessi
banchieri che detengono il potere reale. Basta pensare ad associazioni quali il
Gruppo Builderberg, l’Aspen Institute, il Club di Roma, l’Open Society, creati
direttamente od indirettametne dalla grande finanza dei vari Rothschild,
Rockefeller, Soros. Solo un esempio, l’Aspen Institute (https://en.wikipedia.org/wiki/Aspen_Institute).
Fondato nel 1949 a Washington,
esso è finanziato principalmente dalla Carnegie Foundation e dal Rockefeller
Brothers Fund. Il suo scopo ufficioso è
quello di essere “forum” per una leadership basata sui valori e lo scambio di
idee” (https://en.wikipedia.org/wiki/Aspen_Institute). L’Aspen Institute è
diffuso praticamente in tutto il mondo. Nel Comitato Esecutivo dell’Aspen
Institute Italia risultano tra gli altri (http://www.aspeninstitute.it/istituto/comunita-aspen/comitato-esecutivo):
Luigi Abete, Giuliano Amato, Sergio Berlinguer, Gianni De Michelis, Franco
Frattini, Gianni Letta, Emma Marcegaglia, Paolo Mieli, Mario Monti, Lorenzo
Ornaghi, Romano Prodi, Francesco Profumo, Cesare Romiti, Carlo Scognamiglio, Marco
Tronchetti Provera. L’attuale presidente è Giulio Tremonti, uno dei
vice-presidenti Paolo Savona. Lucia Annunziata è il direttore responsabile di
Aspenia, la rivista ufficiale dell’associazione.
Che fare dunque?
Il distributismo ha le idee ben
chiare. Per prima cosa va informata l’opinione pubblica riguardo allo stato
attuale delle cose. Bisogna uscire dalla caverna di Platone ed incominciare a
guardare in faccia la realtà così com’è. Non ne deve uscire un gruppo sparuto
di intellettuali ma tutto il popolo.
In secondo luogo bisogno creare
una classe dirigente che, sulla base di questi dati, sia in grado di proporre
una visione totalmente alternativa ed una radicale riforma del sistema
monetario-finanziario, in modo che la politica ritorni ad avere quei poteri che
le consentano di perseguire il bene comune senza sottostare ai diktat dei
banchieri e si possa ristabilire un minimo di equità, giustizia sociale e prosperità
economica. Questa “pars costruens” è la vocazione principale del distributismo
e quattro sono i pilastri della sua visione:
1) famiglia
tradizionale al centro dello sviluppo economico-sociale
2) unione
di capitale e lavoro e massima diffusione della proprietà produttiva
3) restituzione
di potere reale alla gente attraverso aggregazioni per comparto lavorativo
(gilde o corporazioni di arti e mestieri), contro la partitocrazia
4) Denaro
libero da debito e di proprietà dei cittadini al momento dell’emissione
La strada per uscire da questa
specie di incubo in cui siamo finiti quindi c’è, è semplice, ragionevole,
lineare.
Sta a noi imboccarla senza
esitazione, nella convinzione che non si tratta altro che di intercettare il
reale, subordinando al bene comune la finanza ed il denaro.
Per informazioni ed adesioni
distributismomovimento.blogspot.com
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