TUTELA
E SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA
La
famiglia costituisce l’aggregazione
umana naturale di base che consente agli individui di acquisire le capacità
affettive, relazionali, sociali e culturali indispensabili per realizzare il
proprio progetto di vita. Essa è la vera e propria cellula a fondamento
di tutto il tessuto sociale.
Il
Distributismo ritiene pertanto di primaria importanza che tale realtà sociale
sia il più possibile tutelata nella sua possibilità di essere stabile, solida e
conforme alle esigenza umane.
La
prima di tutte le tutele è quella di avere una libertà ed un'indipendenza economica reale. Si ritiene primario
fattore di giustizia sociale riconoscere alle madri ed alle casalinghe un
compenso adeguato per l’inestimabile ricchezza umana e materiale apportata alla
società nello svolgimento delle loro funzioni.
UNIONE TRA CAPITALE E LAVORO
(no al capitalismo ed al
social-comunismo, si alla massima possibile diffusione e distribuzione della proprietà privata).
La percezione comune concepisce la proprietà privata come
un bene assoluto dell’individuo che ne può disporre in totale libertà secondo i
propri fini e al di fuori di ogni vincolo.
Il Distributismo considera invece i beni e quanto esiste
sulla terra come un insieme di realtà che sono a disposizione di tutto il
genere umano, nella sua universalità. La proprietà privata si pone dal punto di
vista pratico ed empirico come il modo migliore di consentire l’utilizzo
ottimale di tali beni e risorse. In assenza di proprietà privata ci sarebbe
infatti un caos generale in cui nessuno saprebbe di quali beni si deve occupare
e per quanto tempo, con un conseguente generale deterioramento delle risorse
esistenti.
Altro requisito fondamentale perché la proprietà privata contribuisca
al bene comune è che sussista un sistema economico-sociale in grado di
contribuire alla sua massima diffusione tra la popolazione in maniera
equa. Tale diffusione può consentire l’equilibrio e la prosperità dei
mercati in quanto garantisce che vi sarà sempre la giusta proporzione tra chi
vende e chi acquista, tra chi produce e chi potrà permettersi di acquistare i
beni prodotti.
Si può pertanto
affermare che l’equa distribuzione della proprietà è la condizione
indispensabile per il buon funzionamento dei mercati.
Perché tale diffusione si possa realizzare è inoltre importante che lavoro e proprietà dei mezzi
di produzione siano il più possibile convergenti. Una società in cui i
mezzi di produzione siano concentrati nelle mani di poche persone e la
maggioranza della gente si trovi a poter disporre solo della propria forza
lavoro, è una società destinata allo squilibrio, perché, come la storia ci
insegna, chi detiene il possesso dei mezzi di produzione sarà sempre in una
posizione di vantaggio rispetto a chi lavora e ciò creerà nel medio e lungo
periodo una sperequazione nella distribuzione delle ricchezze, nonché una
perdita di libertà economica da parte dei salariati che per sopravvivere
saranno obbligati ad accettare qualunque tipo di occupazione; una tale società
si avvicina molto ai modelli di società servile che hanno caratterizzato le
epoche passate.
La divisione tra
lavoro e possesso dei mezzi di produzione genera inoltre un’alienazione del
lavoro dalla sua dimensione prettamente umana: la libera iniziativa, le
capacità di impresa, l’originalità inventiva della singola persona vengono di
fatto mortificate ed il lavoro diventa un’entità privata di una valenza
qualitativa, una merce anonima sottoposta alle leggi quantitative del mercato.
Il Distributismo
pertanto rifiuta il sistema capitalistico, che per definizione sostiene la
separazione tra lavoro e proprietà dei mezzi di produzione, tra lavoro e
capitale, e produce una concentrazione di beni e risorse nelle mani di pochi,
ed allo stesso modo rifiuta il sistema
social-comunista, che prevede un ruolo esiguo e marginale per la libera
iniziativa, la libertà economica e la proprietà privata.
Il PRINCIPIO CORPORATIVO
RESTITUZIONE DEI POTERI DECISIONALI A CHI LAVORA
RESTITUZIONE DEI POTERI DECISIONALI A CHI LAVORA
L'uomo è un essere sociale per natura e tale socialità si
esprime per una quota importante della sua vita all'interno della dimensione
lavorativa.
E’ quindi auspicabile che tutti gli individui che operano
in un medesimo settore lavorativo possano far parte di un’aggregazione (corpo intermedio professionale) in cui
sia possibile discutere e decidere
tra di loro la formazione adeguata
dei più giovani, il livello minimo di
qualità dei prodotti o dei servizi offerti, il codice comportamentale onesto e corretto da mantenere
nell’esercizio delle loro funzioni, la tutela
dei propri membri in caso di malattia od infermità e decidere quanto altro
sia ritenuto di comune interesse, compreso il
livello massimo di fiscalità sostenibile, il costo dei prodotti e servizi forniti, il tutto al di là ed al di
sopra di ogni divisione meramente classista.
In questo modo verrà desautorata la figura del burocrate
statale ed il potere decisionale rispetto agli aspetti più importanti del
vivere civile tornerà nelle mani dei cittadini (democrazia partecipativa).
Questa riorganizzazione del mondo del lavoro creerà anche
le condizioni migliori affinché i talenti dei singoli possano svilupparsi
all’interno di un contesto stabile e supportivo e questo a sua volta rafforzerà
la capacità produttiva dei singoli territori e la distribuzione della proprietà
privata.
MONETA, CREDITO E FINANZA AL SERVIZIO DEL
BENE COMUNE
Il Distributismo sostiene che la moneta rappresenta un elemento
assolutamente centrale per lo sviluppo e la prosperità economico-sociale.
Come il sangue porta ossigeno ai tessuti del corpo, così la moneta è il veicolo
che consente alle varie componenti del corpo sociale di interagire una con
l’altra e di prosperare: una buona moneta porta a compimento le potenzialità
della comunità, una cattiva moneta avvelena il tessuto sociale e ne determina
il deterioramento ed il declino.
La moneta
in vigore attualmente è una cattiva moneta per il semplice fatto che essa
nasce solo ed esclusivamente di proprietà del sistema bancario e come debito di
Stati e cittadini. Ciò comporta l’indebitamento endemico ed inesorabile delle
varie componenti sociali – banche escluse - ed una concentrazione
sproporzionata di potere nelle mani del comparto bancario-finanziario, con il
risultato che non è più il denaro ad essere al servizio dell’economia e del
bene comune ma viceversa.
Debito
pubblico, debito privato, tassazione esosa, perenne instabiltà economica,
perdita del potere di acquisto degli stipendi, sono tutte conseguenze
ineluttabili del denaro-debito.
Il Distributismo ritiene pertanto assolutamente
necessario riformare il sistema monetario e quello bancario-finanziario e
propone che:
- tutta la moneta nasca di proprietà di Stati e
cittadini e non del sistema bancario
- la riserva frazionaria venga posta al 100% in
modo che il sistema bancario non possa più creare
denaro dal nulla
- la funzione creditizia venga separata dalla
creazione di denaro, contrariamente a quanto accade oggi
- la funzione creditizia venga svolta
prevalentemente da istituti di unione di credito a proprietà diffusa
che eroghino prestiti a tasso zero e
compartecipino al rischio di impresa, ricevendo parte dei profitti
in caso di successo.
In questo modo si potrà attuare:
- una
tassazione totale non superiore al 5%
- l’abbattimento
del debito pubblico e privato
- il
rilancio dei servizi e delle infrastrutture pubbliche in funzione delle
necessità reali del territorio.
La regolazione della quantità di emissione
monetaria in funzione delle ricchezze reali presenti nella nazione consentirà
di realizzare l’euflazione, cioè la
fine della costante alternanza di periodi di inflazione e deflazione.
In sintesi, il nuovo sistema monetario sopra
riportato potrà attuare una redistribuzione della ricchezze e della proprietà
privata in base ai meriti ed alle capacità produttive e metterà definitivamente
al bando la speculazione finanziaria.
LA COESIONE TERRITORIALE
Come abbiamo già detto, l'essere umano per il distributismo è un'ente eminentemente sociale: la persona realizza se stessa nel contesto di una rete di relazioni con altre persone. Se la famiglia costiuisce il primo ed indispensabile livello relazionale, altrettanto importante è il livello relazionale più esterno rappresentato dagli spazi in cui concretamente i vari membri della famiglia vivono la propria quotidianità, svolgono le proprie attività e stabiliscono contatti e scambi di varia natura con altre persone: questo spazio vitale concreto può essere definito "territorio". Per il distributismo il "territorio" va quindi tutelato e sostenuto nel raggiungimento del massimo grado possibile di resilienza, di capacità cioè di resistere a tutti quegli stress di natura economica, sociale, politica, naturalistica e climatica che potrebbero comprometterne l'integrità. Il territorio è il luogo in cui tutti i punti cardinali del distributismo (riunione tra capitale e lavoro, restituzione del potere ai vari comparti lavorativi, denaro libero da debito al servizio del bene comune, centralità della famiglia) prendono forma concreta. Il territorio non va inventato, esiste già, è solo necessario renderlo più coeso, partecipato e consapevole della propria identità.
Autonomia alimentare, autonomia energetica, aggregazioni professionali locali, creazione di forme di rappresenta locale divise per competenze ed ambito lavorativo, incremento dell'artigianato, rete di scambi solidali, incremento degli spazi associativi, lotta al potere ed all'influenza delle multinazionali sono alcune delle direzioni concrete verso cui il Movimento Distributista Italiano intende muoversi.
UNO
STATO PER IL BENE COMUNE, LA SOLIDARIETA' E LA SUSSIDIARIETA'
Una
società senza Stato è come un corpo senza testa: è destinata all’anarchia,
alla frammentazione, alla disgregazione. Ci sono alcune funzioni di base legate
al bene comune che nessun privato
sarebbe in grado di svolgere: sono le funzioni legate ai poteri legislativo,
amministrativo ed esecutivo.
Il Distributismo ritiene che è compito dello
Stato operare al fine di favorire la distribuzione della proprietà secondo i
meriti e le capacità di ciascuno ed assicurarsi che la dignità delle vita dei
più deboli e degli svantaggiati venga comunque tutelata (solidarietà).
Il Distributistmo ritiene anche che lo Stato,
secondo il principio di sussidiarietà,
dovrebbe supportare i corpi intermedi
spontaneamente formatisi nella società nello svolgimento di funzioni
pubbliche utili alla collettività (fornitura di servizi sanitari, educativi,
pensionistici, culturali ed altro), piuttosto che pretendere di intervenire
direttamente in questi ambiti.
Compito dello Stato secondo il Distributismo è
inoltre di intervenire nel settore economico in modo che vengano favorite
alcune condizioni essenziali:
- l’attribuzione allo Stato ed ai cittadini della
proprietà della moneta all’atto dell’emissione(sovranità
monetaria)
- la proprietà dei mezzi di produzione da parte
dei lavoratori
- il giusto compenso del lavoro umano
- l’uso appropriato della terra (autonomia
alimentare) e della proprietà privata
- una regolazione equa degli affitti
- la localizzazione della fornitura di beni e
servizi, favorendo la produzione locale
- la lotta ai monopoli ed alla concentrazioni di
capitali
- la limitazione dei costi dell’apparato
governativo e del suo intervento diretto nei vari settori della
società
- la proibizione di comportamenti e mercati
lesivi della dignità delle persona umana
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