mercoledì 12 ottobre 2016

USURA È PRESTARE DENARO AD INTERESSE, QUALSIASI ESSO SIA


C'è una guerra in corso, da cui dipende il destino nostro e dei nostri figli: quella delle parole.
La parola "usura", da che uomo è uomo, evoca una reazione di ferma e decisa condanna morale. L'usura è ingiusta e riprovevole e va condannata senza se e senza ma.
Si, certo, ma cosa si intende con "usura"?
Dall'alba dei tempi fino all'inizio del XVI sec. non vi è mai stato alcun dubbio:  "usura" era il prestito di denaro con un interesse, qualunque esso fosse. Il pensiero classico, esposto con chiarezza da Aristotele, motiva questa posizione sulla base della ragionevolezza e del senso comune: il denaro di per se è sterile, non puó produrre nulla, serve solo come mezzo di scambio. Farlo diventare arbitrariamente produttivo, con l'usura, è pertanto contro natura e profondamente ingiusto: l'interesse sul denaro viene pertanto considerato come un furto ed una gravissima minaccia alla prosperità ed all'equilibrio economico-sociale. Cicerone qualche secolo dopo ribadisce gli stessi concetti. Il cattolicesimo accoglie in pieno questo pensiero, fatto proprio in maniera esplicita anche dall'antico testamento, e per 1500 anni gli insegnamenti degli apostoli, dei padri della Chiesa, dei teologi, dei concilii, dei papi e le autorità civili di Stati e nazioni reiterano in varie forme questa posizione, fortemente sentita e supportata anche dalla popolazione più semplice. Dobbiamo aspettare il 1515, con il papa "mediceo" Leone X, per assistere alle prime deroghe, da parte della Chiesa Cattolica, a quella che precedentemente era stata una linea fermissima. Da li in poi, attraverso un processo graduale, si è arrivati fino alla definizione attuale di "usura", edulcorata e svuotata di ogni reale incidenza economico-sociale: la richiesta di un interesse sul prestito superiore ai termini fissati per legge. Così quella che San Gregorio di Nissa, nel trattato "Contro gli usurai" del 379 d.C. definiva "un altro tipo di furto e spargimento di sangue", "un serpente velenoso" ed "un profitto disonesto", diventa per l'uomo del XXI secolo un'attività legittima. Quella che papa Innocenzo IV (1200-1254) definí "causa di tutti i mali", viene accettata dai cattolici di oggi come un attività normale. Tutto ciò mentre gli studiosi seri della moneta (Fantacci, "La moneta. Storia di un'istituzione mancata", ed Marsilio, 2005), al di là di ogni scelta confessionale, giungono alla conclusione che effettivamente la mercificazione della moneta, cioè l'interesse sul prestito, mina alla radice l'efficienza della moneta stessa.
Che fare dunque?
Come minimo sarebbe opportuno riaprire la discussione sul significato più appropriato della parola "usura", rimettendo in discussione la moralità dell'atto di prestare denaro ad interesse, in un sforzo multidisciplinare che metta insieme i contributi dei moralisti, dei teologi, degli economisti e degli storici.
La questione non è da poco e riguarda il presente ed il futuro di tutti noi.

Per informazioni: distributismomovimento.blogspot.com

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