domenica 7 agosto 2016

DISTRIBUTISMO: LA STRADA DA SEGUIRE PER CONCRETIZZARE LE NOSTRE SPERANZE




Se facessimo un sondaggio ai 60 milioni di italiani che popolano la nostra penisola circa il loro livello di gradimento dell'attuale politica, la risposta sarebbe probabilmente una pressochè assoluta bocciatura. “Le cose” non vanno bene, solo un cieco potrebbe sostenere il contrario.
Tuttavia questo stato di malessere non riesce a sfociare in niente di costruttivo: quale strada intraprendere nessuno lo sa.
Possiamo dividere molto sinteticamente la popolazione in due categorie: il 98% dei cittadini, occupato nelle faccende normali della vita (lavoro o ricerca di un lavoro, famiglia, tempo libero) ed il rimanente 2%, che, per passione ed interesse, oltre che occuparsi del proprio sacrosanto “orticello”, dedica una parte delle energie residue al bene comune. Tra questi ovviamente vi dovrebbero essere i politici, eletti dalla gente. Peccato però che questi “politici” costituiscono proprio quella classe di persone verso cui i cittadini, come dicevamo all'inizio, non hanno più alcuna fiducia.
Bisogna quindi prendere atto che tutti noi stiamo vivendo una di quelle situazioni impossibili e paradossali che la psichiatria riconosce come uno dei principali fattori causali di disagio mentale: da una parte di rendiamo conto che la politica non funziona, dall'altra ci viene detto che viviamo nel migliore sistema politico possibile. Questo condizione schizofrenogenica produce poi il malessere e la depressione sociale che abbiamo di fronte agli occhi.

Alcuni però cercano di sfuggire a questa condizione perversa, facendo appello al proprio bagaglio culturale, informandosi su internet, e dandosi da fare, nel loro piccolo, sul territorio, ad aggregare persone come loro critiche dell'attuale “sistema”. Sono così nate negli ultimi 10 anni una miriade di micro-associazioni, praticamente in ogni area del territorio nazionale, che si occupano in maniera selettiva di temi percepiti come importanti: la moneta e la finanza, l'agricoltura e l'alimentazione, la salute ed il benessere, la costituzione ed i referendum, l'immigrazione e gli squilibri geopolitici mondiali. Un enorme fermento di idee e proposte, tutte accumunate dall'essere “contro” il sistema attuale, dall'essere “piccoli” e locali tentativi di soluzione e dall'essere portate avanti da persone volonterose e disinteressate, animate da un sincero interesse per il bene comune.
Possiamo quindi affermare senza tema di smentita che la maggioranza assoluta della popolazione, sia di cittadini “normali” sia di cittadini attivamente impegnati per la cosa pubblica, desiderano fermamente un cambiamento radicale e sarebbero pronti ad appoggiarlo. Il loro malessere è sacrosanto e nasce dal mancato soddisfacimento di alcuni bisogni fondamentali: il bisogno di vivere in una famiglia che sia in grado di auto-sostentarsi, il bisogno di poter esercitare un lavoro sicuro che dia delle soddisfazioni personali e che sia in grado di mantenere dignitosamente se stesso ed i propri familiari, il bisogno di essere supportato in caso di malattie od infortuni, il bisogno di partecipare alle decisioni importanti che riguardano la realtà concreta del proprio ambito socio-lavorativo, il bisogno di vivere in un contesto in cui le regole condivise siano rispettate da tutti.
Perchè allora tale cambiamento non avviene?
Perchè manca ancora un'idea trainante, sufficientemente chiara e convincente, in grado di guidare la maggioranza silenziosa, di far superare lo sterile individualismo, di far convergere gli sforzi originali ed autentici dei tanti verso un obiettivo comune.
Eppure questa idea esiste, è profondamente radicata nel cuore degli uomini di buona volontà e pertanto non ha un copyright, è di tutti e non è proprietà esclusiva di nessuno. Questa idea esiste ed ha un nome: si chiama distributismo.
Il distributismo in sintesi rappresenta l'applicazione pura e semplice della ragionevolezza e del senso comune all'ambito socio-economico-politico. In base ai principi di equità e giustizia sociale, sostiene che sia buono e giusto che la proprietà privata ed il potere in generale vadano il più possibile diffusi all'interno del corpo sociale, invece che concentratati nelle mani di pochi, siano questi pochi l'elite economica del sistema capitalista od i buorocrati di partito del sistema social-comunista. Il distributismo è una visione quindi nettamente e risolutamente alternativa al social-comunismo ed al liberal-capitalismo, una visione in grado di orientare le scelte e le decisioni in ogni settore della vita pubblica. Nello specifico sostiene che, per realizzare concretamente un'equa distribuzione dal basso di proprietà e potere, è necessario agire secondo quattro direttive principali:
  • orientare l'economia e la politica al benessere ed all'auto-sostentamento reale della famiglia.
  • lavoro e capitale devono essere, là dove possibile, uniti: chi lavora deve essere messo nelle condizioni di diventare proprietario dei mezzi di produzione
  • i lavoratori devono riappropriarsi del potere di partecipare alla decisione di tutte le questioni importanti della propria sfera socio-lavorativa (qualità dei prodotti/servizi forniti, remunerazioni minime e massime, codici di comportamento, assistenza pensionistica e previdenziale e quant'altro). I cittadini vanno quindi aggregati sul territorio secondo i vari comparti lavorativi, in associazioni di rappresentanza caratterizzate da meccanismi di partecipazione basati sulle competenze e la democrazia.
  • Il denaro deve tornare ad essere uno strumento al servizio del bene comune. La proprietà della moneta al momento dell'emissione non potrà pertanto più appartenere al sistema bancario privato, come succede oggi, ma dovrà essere conferita ai cittadini od allo Stato.
Quindi: centralità della famiglia, superamento della divisione tra capitale e lavoro, superamento del sistema partitocratico con redistribuzione dei poteri ai comparti lavorativi, democratizzazione della finanza e della moneta.

Se questi punti fossero posti come l'orizzonte di riferimento di ogni riforma, di ogni cambiamento legislativo, a livello locale o nazionale, le cose potrebbero cambiare davvero e, lungi dal realizzare il paradiso in terra, i sani e naturali desideri di fondo del popolo italiano potrebbero comunque incominciare ad essere soddisfatti.

Purtroppo tutti i vari movimenti e partiti che in questa fase si pongono come “alternativi” mancano della sufficienza chiarezza progettuale e di proposta. Il distributismo è sotteso in qualche modo a molti aspetti delle loro iniziative ma mai compiutamente definito della sua interezza: è inutile continuare a ripetere di voler favorire le piccole e medie aziende contro le multinazionali se non si fanno leggi che in qualche modo penalizzino il grande capitale rispetto alla piccola iniziativa famigliare; è inutile fare queste leggi, se poi non si favorisce l'autonomia economica delle famiglie; è inutile dare il reddito di cittadinanza, se la moneta continua ad essere, nel momento dell'emissione, di proprietà del sistema bancario privato; è inutile ed ipocrita schierarsi contro gli abusi dei partiti, se poi si ignora che il sistema partitico rappresenta lo strumento privilegiato attraverso cui la plutocrazia (cioè il potere dei ricchi) controlla e manovra a piacimento l'attività legislativa, lasciando le famiglie e le persone prive di ogni potere reale; è' inutile ed ipocrita parlare di democrazia, se poi non si propone un sistema realistico e concreto in grado di attuarla. Movimento 5 Stelle, la Lega, Fratelli d'Italia, Sel ed altre formazioni di sinistra stanno cercando di intercettare il malcontento della gente ma in realtà navigano a vista, incapaci di proporre una visione organica e percorribile davvero alternativa.
Non c'è altra via per uscire dalla palude paralizzante in cui l'abbandono del senso comune e della ragionevolezza ci ha condotto: mettere da parte definitivamente social-comunismo e liberal-capitalismo ed aggregare le masse intorno ad un idea in contatto con il reale: il distributismo, che ha un orizzonte universale e non certo nazionalista, è l'unica strada per dare concretezza alle nostre speranze.

Per informazioni distributismomovimento.blogspot.com o movimentodistributista@gmail.com

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