venerdì 9 settembre 2016

LA QUESTIONE MORALE, ROUSSEAU E I 5 STELLE


Se osserviamo la storia d'Italia, possiamo notare, a partire dal 1861, una sfilza continua di scandali e scandaletti. Ecco un piccolo stralcio da wikipedia relativo allo scandalo della Banca di Roma del 1888: "Lo scandalo della Banca Romana è stato un caso politico-finanziario che ha coinvolto alcuni settori della Sinistra storica, accusati di collusione negli affari illeciti della Banca Romana, uno dei sei istituti che all'epoca erano abilitati ad emettere moneta circolante in Italia, e del suo presidente Bernardo Tanlongo.

Nel 1888, a fronte di 60 milioni di lire autorizzati, la Banca aveva emesso per 113 milioni, fra cui banconote false per 40 milioni emesse in serie doppia; in seguito alla scoperta, nacque la Banca d'Italia e gli istituti di emissione passarono da 6 a 3 con la legge del 1893. Gli altri due istituti che poterono emettere moneta furono il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia. La Banca d'Italia nacque dalla fusione della banca Nazionale del Regno d'Italia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito. La banca Romana venne messa in liquidazione".

La tendenza al comportamento illecito di persone che ricoprono cariche pubbliche è quindi un problema atavico, che non fa distinzione tra destra e sinistra. È una possibilità che interroga ed interrogherà sempre la libertà umana, l'uomo in quanto uomo, al di là delle sue ideologie o convinzioni, delle sue appartenenze partitiche.
Ciò che può variare, nei vari periodi storici, non è quindi la sua presenza ma la percentuale  della sua diffusione. Più in una società i sani valori morali sono pervasivi, tanti meno casi di reati avremo. Si tratta quindi fondamentalmente di un problema di morale individuale che ha enormi riflessi sulla morale pubblica.
Da questo punto di vista oggi non siamo messi molto bene. I giornalisti hanno coniato il termine "questione morale" certamente non per caso. Il dilagare della corruzione e della concussione è un segno evidente che la morale pubblica oggi è in profonda crisi.
Quali sono le cause di questa crisi?
Le cause più profonde sono legate ad un malinteso collettivo di fondo. Si pensa che il bene del singolo non abbia più nessun rapporto con il bene comune, che il bene dell'individuo possa essere svincolato dal bene della comunità. L'imperativo è che sia ricco io, come e perché non ha più alcuna importanza, e tutto può essere condizionato a questo fine ultimo, in cui consiste la vera felicità.
Questo modo di pensare è la conseguenza logica di una mentalità che nasce con Rousseau, il pensatore ginevrino che nel XVIII sec. fu il primo a teorizzare che l'uomo non è sociale per natura e che la società anzi rappresenterebbe un ostacolo alle potenzialità umane invece che un mezzo per la loro realizzazione. Da cui la necessità di un mero "contratto sociale", frutto di compromessi e di rapporti di forza, che dovrebbe limitare l'effetto nefasto che il vivere in comune di per sè comporta. Il bene comune come tale peró sparisce dall'orizzonte, rimane solo la composizione di tante piccole monadi atomistiche, l'una schierata contro l'altra, forzate a trovare un compromesso dallo stato di necessità, con il risultato che il singolo stesso sarà portato ad approfittare di ogni maglia che si apre nella rete di questo apparato di controllo formale per ottenere propri vantaggi.

È un paradosso quindi che il Movimento 5 Stelle, che oggi si fa paladino dei valori di moralità pubblica, faccia riferimento a Rousseau, per imposizione del suo vertice, quale principale pensatore di riferimento. Non a caso i Casaleggio hanno voluto dare il nome del filosofo ginevrino alla nuova piattaforma del movimento.
Non dimentichiamoci inoltre che la principale deriva a cui porta il pensiero di Rousseau è quella totalitaria: poiché non esiste alcun bene comune oggettivo, che emerge dalle naturali relazioni che si stabiliscono dal basso nel corpo sociale tra i suoi componenti vivi (l'individuo, la famiglia, i corpi sociali intermedi), il contratto sociale, realizzato attraverso varie forme di comunicazione, tra cui si può includere anche la rete, frutto dei rapporti di forza che di volta in volta emergono, sarà l'unico parametro da seguire e quindi da imporre risolutamente come regola generale a tutta la società: è questo tratto totalitario, che si esprime attraverso un forte Stato centrale, che caratterizza sia lo società social-comunista sia quella capitalista, un totalitarismo che non lascia più spazio alle diversità ed alla originalità delle singole realtà socio-economiche e culturali.
Se si vuole davvero risolvere il problema della disonestà civile, dobbiamo quindi mettere da parte i proclami demagogici che identificano i puri nei membri di un partito e mettere da parte anche Rousseau, che di questo pensiero è il principale ispiratore, e riscoprire invece il vero significato del bene comune.

Per informazioni: distributismomovimento.blogspot.com

Nessun commento:

Posta un commento