mercoledì 22 febbraio 2017

Questione tassisti: la folle libertà liberal-capitalista contro la libertà vera, quella distributista.




I tassisti si ribellano contro la libertà.
Sembra essere questo il tema dominante, e paradossale, delle recenti vicende che hanno visto una vera e propria ribellione del popolo dei tassisti, ribellione forte e vigorosa, spontanea, motivata dall’impellente necessità di difendere il proprio lavoro e la propria vita.
Sullo stesso piede di guerra, in Italia e nel mondo, ci trovano praticamente tutte le altre categorie di lavoratori, che per adesso incassano passivamente i colpi che gli vengono da una tassazione sempre più alta, da una precarietà lavorativa e da debiti sempre più alti e dalla cronica perdita del potere d’acquisto.
Incassano, finchè la misura sarà colma, finchè non vedranno minacciate, come i tassisti, le loro priorità vitali.
Per che cosa e contro che cosa i tassisti sono scesi in piazza?
La richiesta, appunto paradossale ma reale, è di una restrizione delle libertà e di un aumento dei vincoli normativi che devono regolare la loro attività. In assenza di tali vincoli si è infatti sperimentato che il libero mercato produce una solo cosa: miseria, prevalenza del più forte sul più debole e concentrazione della proprietà nelle mani di pochi.
La quesitone è di centrale importanza perché mina alla radice il concetto di libertà su cui si basa il liberal-capitalismo. Tale libertà infatti, a ben guardare, è una libertà utopica, cioè letteralmente un “non luogo”, dal greco “ouv”=non e “topos”=luogo. E’ cioè la stessa libertà che hanno le cellule cancerogene di proliferare senza più ordine e misura, producendo una grande massa di cellule non più legate da vincoli funzionali se non quelli appunto della massima crescita, con la conseguenza delle morte del tessuto ospitante ed, infine, del tumore stesso. Dal punto di vista sociale ciò corrisponde alla morte del tessuto sociale con la formazione di una massa di “dipenenti”, cioè di persone che hanno perso la proprietà dei mezzi di produzione e sono ridotti ad una condizione servile.
I limiti invece è proprio ciò che i tassisti stanno chiedendo disperatamente ai nostri governanti, i quali, da bravi camerieri dei banchieri, continuano invece imperterriti sulla strada del liberismo selvaggio, una strada imposta loro dalle grandi centrali economico-finanziarie che detengono oggi saldamente il potere reale.
L’esperienza ci insegna infatti che la libertà vera, sia sul piano personale sia sul piano socio-economico, non è quella condizione in cui rinunciamo ad ogni vincolo ma, all’opposto, quella in cui scegliamo liberamente e consapevolmente dei vincoli che ci aiutano a sviluppare al massimo le potenzialità disponibili.
Questa è il tipo di lbertà che il distributismo propone.
Tornando ai tassisti: il distributismo ritiene che sia buono e giusto che siano i tassisti stessi, organizzati territorialmente, a discutere e proporre democraticamente tutti gli aspetti che riguardano il loro contesto socio-lavorativo, comprese le norme che devono regolare il loro agire. Ciò non dovrebbe essere un evento una tantum ma la norma. Essi, sulla base di questa sacrosanta spinta dal basso, dovrebbero quindi costituirsi in una gilda permanente ed appropriarsi una volta per tutte della libertà vera, quella di poter decidere sulle questioni concrete che riguardano la vita socio- lavorativa quotidiana.
Ciò implica una presa di distanza netta e risoluta dal concetto di libertà assoluta –  e quindi falso e mortifero – del liberal-capitalismo, che propone una democrazia – altrettanto falsa e mortifera – che si esaurisce nel voto partitocratico e che esita inevitabilmente nella dittatura del più forte, cioè di un’elite ristretta che detiene il potere economico-finanziario.
Come Movimento Distributista Italiano rivolgiamo pertanto un appello chiaro ai tassisti:
non accontentatevi delle false promesse dei politicanti di turno, prendete coscienza della forza e vitalità della vostra categoria, costituitevi in una gilda dei tassisti, al di là di ogni divisione ideologica, partitica, sindacale, confessionale,  una gilda che diventi il luogo permanente in cui poter sperimentare e vivere la vera libertà, quella a cui ogni uomo ha diritto.
Per informazioni: distributismomovimento.blogspot.com

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