sabato 5 maggio 2018

IL LIBERALISMO PARTITOCRATICO E LA DISTANZA TRA STATO E CITTADINI



La concezione liberale dello Stato, che ha portato alla partitocrazia, implica una rigida seperazione tra Stato e cittadino, per cui il cittadino stessa delega in toto il proprio potere legislativo ed esecutivo a qualcun altro, il parlamentare, ben lontano da lui e facilmente influenzabile dai poteri finanziari. Il parlmentare infatti per affermarsi non ha bisogno di particolari competenze tecniche o prosessionali ma solo di una discreta ars oratoria e di sufficienti fondi per finanziare la propria campagna elettorale: i contenuti sono una variabile dipendente che possono cambiare a secondo delle circostanze e delle convenienze.
Il liberalismo partitocratico ha così portato ad una progressiva deriva della classe politica, con la conseguenza che il distacco tra popolazione e politica si è fatto sempre più marcato.
Che fare quindi?
Semplice: tornare al senso comune. Chi l'ha detto che Stato e cittadini devono essere così separati? Non è possibile per esempio che le persone si aggreghino per funzione lavorativa, al di là di ogni divisione di classe, ed in base ai meriti ed alle competenze, venga a loro conferiti una serie di poteri legislativi ed esecutivi, legati ai loro ambiti e con una supervisione per centrale solo per verificare che non si è esca dai parametri del bene comune? In questo modo i cittadini non potrebbero sentirsi lontano dallo Stato perchè sarebbero essi stessi lo Stato. Questo principio, che ci chiama principio corporativo, è vecchio quanto l'uomo, è basato appunto sul senso comune e su una concezione organica della società e non meccanicistica, come quella invece di Rousseau basata sulla presunta “volontà generale” di cui lo Stato si dovrebbe fare interpretere, con tutte le derive totalitarie che ne conseguono.

Il distristributismo ritiene fermamente che il principio corporativo sia la soluzione valida per risolvere i principali problemi politici, economici e sociali del XXI, integrando in maniera armonica i principi democratici con quelli basati sulle competenze e le capacità reali, che evidentemente democratici non possono essere ma sono fondati sul naturale principio di gerarchia.

Il distributismo ritiene anche comunque che il principio corporativo, pur essendo necessario non è tuttavia sufficiente. Ad esso vanno aggiunti altri tre punti essenziali:
  • la centralità economico-sociale della famiglia tradizionale
  • l'unione tra capitale e lavoro e la massima possibile diffusione della proprietà produttiva
  • un denaro libero da debito e che nasca di proprietà diretta dei cittadini.

Per informazioni ed adesioni: distributismomovimento.blogspot.com

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