sabato 22 agosto 2015

LA FAMIGLIA: UCCISA DAL CAPITALISMO E SALVATA DAL DISTRIBUTISMO


Che nesso c'è tra capitalismo e famiglia? Non appartengono forse a due dimensioni diverse del reale? Il capitalismo si occupa di modellare la nostra vita economico-sociale, la famiglia rappresenta una scelta personale che riguarda la vita privata.
Sappiamo tutti che questa visione è del tutto superficiale ed infondata. Sarebbe come dire che ciò che determina il modo in cui è strutturata la nostra vita lavorativa, le nostre risorse economiche, la nostra possibilità di essere o no proprietari di alcuni beni, la quantità di tempo che possiamo dedicare allo svago ed alle relazioni, non influenzi in alcun modo la nostra vita personale. Non è così. Il sistema capitalista influenza in maniera sostanziale la nostra possibilità di vivere, intendere e sperimentare la famiglia.
Di piu. L'assunto di fondo del capitalismo è la separazione tra capitale e lavoro. Il capitale viene quindi concepito nella teoria ed attuato nella pratica come un fattore assoluto svincolato dal lavoro, libero di muoversi in qualunque direzione ed in qualunque modo per un unico fine: il profitto.
Tutto ciò che intralcia questa marcia inesorabile e risoluta del capitale verso il profitto è considerato un ostacolo. Così, alla fine del XVIII secolo, sono state definitivamente eliminate le corporazioni, dopo secoli di esistenza, che rappresentavano un corpo sociale intermedio, un centro di potere radicato sul territorio e partecipato dal basso, che poteva opporsi alla proletarizzazione ed allo sfruttamento delle masse, avvenuti puntualmente nei decenni successivi.
Così, a partire dalla seconda metà del secolo corso, è stato sferrato un attacco contro la famiglia, che potrebbe rappresentare, se veramente solida ed economicamente indipendente, un baluardo di valori e formazione umana contro la colonizzazione consumistica operata dalla poderosa macchina del marketing commerciale organizzata dalle grandi multinazionali. Una famiglia solida ed economicamente indipendente è un centro vitale potenzialmente pericoloso per il capitalismo in quanto in essa l'essere umano potrebbe essere educato ed acculturato secondo criteri comportamentali ed orientamenti valoriali non necessariamente coincidenti con quelli veicolati dall'onnipresente organizzazione mass-mediatica capitalista, che sta assumendo tratti orwelliani. Meglio quindi una famiglia liquida, inconsistente, fragile, economicamente vulnerabile: meglio che i figli, dovendo le madri per scelta o necessità andare a lavorare, siano educati a scuola, possibilmente tutti in maniera uniforme secondo i programmi ministeriali, meglio che mamma e papà non abbiamo poi tanto tempo per parlarsi o per per parlare con i figli e quindi per comunicare e consolidare i propri valori; meglio diffondere il divorzio, un divorzio che deve essere sempre più facile e rapido, per consolidare nella gente la convinzione che il patto ed il voto matrimoniale non esista - non mi risulta infatti che esistano patti fatti per essere sciolti – e quindi che il terreno su cui si basa la famiglia non è la solida roccia della donazione reciproca e totale in piena libertà di due persone, ma la soggettività labile e volatile di due individui, di qualunque sesso, esposti a mille condizionamenti. In questa direzione, meglio sostenere che la sessualità debba e possa essere vissuta senza alcun retrogrado senso di colpa anche al di fuori della famiglia, con altre persone, di qualsiasi sesso, o con strumenti informatici – vedi la totale liberalizzazione della pornografia su internet – in modo da aprire le porte alla disgregazione della famiglia dall'interno. Meglio convincere la gente a lasciar libero ogni freno inibitorio nei confronti della propria sessualità, facendo passare tutto ciò come una conquista dell'umanità piuttosto che la perdita della vera libertà umana, quella dagli istinti, e la regressione ad una condizione di dipendenza dalle proprie pulsioni che l'umanità ha già conosciuto in tutte le fasi di decadenza delle civiltà. Meglio diffondere la mentalità che non solo il patto matrimoniale non esista, ma anche l'identità sessuale delle persone non sia un dato emergente dalla natura nell'esperienza quotidiana ma una condizione volatile e reversibile determinata dalla scelta individuale.
Questo modo di pensare l'uomo e le sue relazioni più intime, questo modo quindi di non pensare la famiglia – diciamolo pure, questo attacco alla famiglia – non nasce dal nulla: è stato ed è tuttora lautamente finanziato e foraggiato da quelle fondazioni filantropiche, da quei think tank, da quelle congreghe ed associazioni di ben pensanti e benefattori dell'umanità a loro volta finanziate e foraggiate dai soliti noti, la crema della finanza internazionale e nazionale, un numero ristretto di famiglie plurimiliardarie, di cui forse l'esempio più eclatante è il centenario David Rockfeller, banchiere americano fondatore del Gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale, ex presidente del “Council of Foreign Relationship”.
Così il cerchio si chiude. I massimi esponenti del capitalismo sono i massimi finanziatori della marea montante ideologica contro la famiglia. Il re è nudo. Capitalismo e famiglia sono due realtà incompatibili, perchè diversi ed inconciliabili sono gli orizzonti valoriali su cui si fondano, con tanta pace di quegli ambienti curiali che ancora si affannano a sostenere il sistema capitalista attuale, proponendone solo flebili palliativi invece che denunciarne con fermezza l'intrinseca incongruenza.
Solo il rilancio di una società nuova, imperniata sulla ragionevolezza ed il senso comune del distributismo, potranno consentire la rinascita vera e concreta dell'istituzione familiare, al di là di ogni confessionalismo ed in nome di quei valori universali che si trovano nel cuore di ogni uomo.

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