venerdì 21 agosto 2015

Laici cattolici e capitalismo: un abbraccio mortale

l mondo cattolico in Italia è ancora forte e ben presente, radicato a livello culturale e sociale.
Qual'è stato e qual'è però il suo ruolo in politica, a partire dagli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale fino da oggi?
Questa domanda si può porre anche in maniera diversa: qual'è stato e qual'è il rapporto tra mondo cattolico e capitalismo, visto che il capitalismo è oggi il modello economico-sociale dominante?
Su questi temi gli storici, i sociologi, gli economisti hanno scritto fiumi di inchiostro e altri ne ne scriveranno ma è importante che la questione venga affrontata anche dalll'opinione pubblica.
I dati storici in nostro possesso parlano chiaro: i laici cattolici impegnati in politica – quelli che sono riusciti ad avere importanti responsabilità istituzionali - a partire dal 1945 sono stati del tutto incapaci di proporre un modello sostenibile economico-sociale alternativo al capitalismo. Ritrovandosi in un contesto politico dominato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, gli esponenti politici cattolici, a partire da De Gasperi e da tutta la nomenclatura democristiana, hanno pensato bene di fare buon viso a cattivo gioco: hanno accettato supinamente il modello di sviluppo imposto dai vincitori del secondo conflitto mondiale, come avevano sostanzialmente accettato il modello dei precedenti “padroni” (ricordiamoci quanto si diceva in tutte le parrocchie: “Mussolini uomo della provvidenza”) cercando di “inverarlo” dall'interno con aggiunte e correzioni di ispirazione cattolica.
Solo la storia potrà svelare se tale cedimento sia stato dovuto ad una necessità imposta dalle circostanze od ad una presa di posizione “ideologica” ed autonoma indipendente da esse od un misto di questi due fattori.
Fatto sta che purtroppo tra capitalismo e laici cattolici si è consumato un abbraccio mortale e l'agonia del capitalismo ha così trascinato con sé tutta quella classe dirigente cattolica che si era crogiolata in tale abbraccio.
Lo Stato capitalista attuale non è in grado di rispondere ai bisogni reali della gente e quindi la disaffezione nei suoi confronti cresce in maniera proporzionale a tale presa di coscienza. L'aumento vertiginoso dell'astensionismo elettorale ne è il segnale più evidente.
I laici cattolici che continueranno sulla strada dell'abbraccio al capitalismo ne subiranno quindi la stessa sorte: verrano sempre più emarginati dall'agire politico e condannati ad un destino di sulbalternità od al massimo continueranno a fare a quello che hanno sempre fatto, più o meno consapevolmente: i camerieri dei banchieri.
Chesterton e Belloc, agli inizia del secolo, fecero un'altra scelta: da cattolici impegnati nel sociale abbracciarono con entusiasmo la verità e l'aderenza al reale, valori peraltro non confessionali, e non i potenti di turno. Si schierarono risolutamente, e senza se e senza ma, contro l'establishment dominante, quello liberal-capitalista, non sulla base di un'ideologia ma del rispetto della ragionevolezze e del senso comune, rispetto ai quali non scesero mai ad alcun compromesso. Così fondarono il distributismo, che, aprendosi a tutti gli uomini di buona volontà, si oppose con pacata risolutezza al capitalismo ed al social-comunismo. proponendo una società a misura d'uomo basata sull'unione tra capitale e lavoro e sull'attuazione di una vera democrazia basata sul principio corporativo.
Ora la proposta profetica di Chesterton e Belloc ha di fronte l'orizzonte del futuro, sapendo intercettare il cuore della gente e ponendosi come risposta praticabile ai gravi problemi attuali, mentre i laici cattolici che hanno abbracciato il capitalismo sono destinati alla polvere della storia. Ci ricordiamoci noi oggi forse di quelle migliaia di laici cattolici che, ammaliati dal luccichio del tempo presente, abbracciarono con entusiasmo il fascismo?

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